RAGUSA – Quando la solidarietà non ha confini. Il direttore della Caritas diocesana di Ragusa, Domenico Leggio, ha accolto ieri, all’aeroporto di Fiumicino, la famiglia di somali (padre, madre e cinque bambini, vale a dire tre maschi e due femmine, di età compresa tra i due e i quindici anni) che la città di Ragusa ospiterà per un anno grazie al corridoio umanitario promosso dalla Cei attraverso la Caritas italiana. La famiglia somala è stata accolta in serata presso la Dimora del Battista, che sorge alla fine di corso Italia, in via XXIV maggio, messa a disposizione dalla Cattedrale di San Giovanni. Una abitazione confortevole per l’intera famiglia.
Tra gli altri a dare il benvenuto alla famiglia somala, all’arrivo a Ragusa, anche il vicario generale della diocesi, don Roberto Asta. Ad accompagnare il gruppo anche Luciana Forlino dell’ufficio Immigrazione di Caritas Italiana. “Abbiamo ottenuto un grande riscontro – spiega quest’ultima – abbiamo ricevuto numerosi messaggi di stima e di solidarietà. E d’altronde stiamo parlando del primo corridoio umanitario della Chiesa italiana dall’Africa, l’inizio di una bella esperienza. Se ho avuto modo di parlare con loro? In qualche modo abbiamo fatto, grazie anche a un interprete. Al capofamiglia ho chiesto che cosa li aveva spinti a partecipare a questo programma e come mai proprio l’Italia. Mi ha risposto che, considerando anche che non avevano mai avuto modo di viaggiare su un aereo, per loro non era stata una scelta visto che l’alternativa era la morte”. Una delle figlie soffre di una grave malattia immunitaria e sono estremamente poveri, non hanno vestiti, scarpe, valigie e nessun bene di valore. Ad Addis Abeba, nel campo in Etiopia in cui si trovavano dopo essere arrivati dalla loro terra dove erano perseguitati dalle milizie islamiche che reclutano forzatamente gli uomini e violentano le donne, impedendo ai bambini di studiare, abitavano in una baracca fatta di lamiera e di mattoni di fango, senza bagno, senza acqua potabile. E’ una famiglia contadina che a Ragusa, secondo quanto previsto dal programma, rimarrà per un anno. “Già da oggi – prosegue il direttore della Caritas – daremo il via ai vari protocolli sanitari e, subito dopo, ci occuperemo dell’inserimento scolastico dei ragazzi. E’ una occasione importante in cui, la nostra comunità, può dimostrare ancora una volta tutta la propria solidarietà e attenzione nei confronti delle realtà più fragili”.
La Conferenza episcopale italiana ha promosso l’apertura di un corridoio umanitario tra l’Etiopia e l’Italia che permetterà l’arrivo, nei prossimi mesi, di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi, fuggiti dai loro Paesi per i conflitti in corso e bloccati nei campi profughi del Paese. A siglare il “protocollo tecnico” tre soggetti: la Conferenza Episcopale Italiana (che agirà attraverso la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes), la Comunità di Sant’Egidio e il Governo Italiano. Questo protocollo consentirà l’ingresso legale e sicuro, senza trafficanti e violenze, a donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi etiopi in condizioni di grande precarietà. Nell’ambito del protocollo, la Chiesa Italiana si impegna nella realizzazione del progetto di accoglienza, facendosene carico interamente senza alcun onere per lo Stato italiano.