Metropolitana, la protesta dei residenti di Corso delle Province: «Troppi danni alle nostre case, il comune intervenga»

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CATANIA – Una petizione da cinquecento firme, cinquecento persone che, in Corso delle Province, chiedono la fine dei disagi e dei problemi legati al passaggio della metropolitana. Ogni volta, infatti, che passa alcune case tremano e si creano forti rumori simili a quelli di un terremoto. Insomma una eredità dei lavori svolti in passato e un regalo della metropolitana che sotto corso delle Province passa.

«Le crepe nei muri e sul soffitto ormai non si contano più- spiega Orazio Di Benedetto, abitante della zona- un continuo smussare e tremare delle fondamenta del nostro edificio che ha prodotto tutto questo. Abbiamo segnalato il problema alle istituzioni competenti ma, finora, nessuno ha mosso un dito. La raccolta firme è il nostro estremo tentativo per chiedere la fine di danni incalcolabili che colpiscono decine e decine di immobili».

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Sulla stessa lunghezza d’onda anche i commercianti di Corso delle Province.

«La situazione che stiamo vivendo oggi- fa eco Rossella Perdichizzi- l’hanno già vissuta gli abitanti di Cibali e Nesima. Persone la cui unica colpa è quella di avere la casa troppo vicina alla littorina. Anche loro lamentano muri e pavimenti danneggiati a seguito dei lavori svolti per la costruzione della galleria sotterranea. E’ bene ribadire- prosegue Perdichizzi- che nessuno è contrario alla metropolitana, perchè si tratta di un’opera di vitale importanza per la mobilità cittadina, ma, al tempo stesso, bisogna rimarcare che gli interventi per la sua costruzione vanno fatti prendendo tutte le precauzioni del caso e risarcendo, qualora si verificasse, gli abitanti che da questi lavori stanno subendo danni alle proprietà».
«Traslocare in un’altra abitazione? Assolutamente impensabile- continua Michele Caltabiano-. Vivo qui da oltre 20 anni e non ho nessuna intenzione di andare via. I tremori e gli smottamenti vanno fermati e per questo siamo disposti a scendere in piazza e protestare pubblicamente».
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