La “leggenda” narra che l’imprenditore Mario Clementoni ebbe l’intuizione che portò alla nascita del Sapientino osservando i lacci delle sue scarpe.
Era il 1967 e il gioco educativo che si rivolgeva ai bambini funzionava collegando fra loro due spinotti che facevano suonare un campanello se la risposta era esatta.
A cinquant’anni da quell’idea geniale, la stessa azienda marchigiana spiega come oggi la lingua da insegnare ai ragazzi sia un’altra, sia l’informatica.
“L’azienda, per promuovere i suoi progetti d’innovazione, ha fornito circa 600 robot, versione più evoluta del Sapientino, a 150 classi, coinvolgendo 160 insegnanti e quasi tremila alunni fra i cinque e gli otto anni.
I ragazzi hanno risposto a un questionario iniziale su due materie a scelta. Hanno poi svolto l’attività educativa con i robot. E alla fine hanno risposto allo stesso questionario: il 76% dei ragazzi ha ottenuto un punteggio finale migliore di quello iniziale” – questo ha indicato l’amministratore delegato Giovanni Clementoni che insieme agli altri componenti della famiglia Patrizia, Pierpaolo e Stefano, sono tutti impegnati nella conduzione del gruppo fondato dal padre Mario.
Un’altra eccellenza italiana leader nel mondo che dagli anni ’70, con partner come Disney, Texas Instruments e tante altre, rappresenta un faro nel campo dell’innovazione e dei giochi da tavola.