Cosa serve alla Sicilia per cambiare rotta? Intervista con Giovanni La Via, designato vicepresidente di Fabrizio Micari

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CATANIA – Era il 9 settembre scorso quando Micari – candidato alla presidenza della Regione Sicilia per il Pd e Alternativa Popolare – indicò in Giovanni La Via il suo designato vicepresidente. E da quel giorno la campagna elettorale dell’europarlamentare si è nettamente intensificata in lungo e in largo per la Regione, per far conoscere il programma della coalizione e per raggiungere quegli elettori che sono rimasti scontenti dell’esperienza Crocetta o che addirittura hanno deciso di non andare a votare. 
Incontrando l’onorevole La Via, abbiamo posto le stesse domande che in una precedente intervista avevamo posto al candidato presidente del M5S Cancelleri, domande che saranno uguali anche per gli altri candidati alla presidenza o per i designati vicepresidenti, al fine di conoscere la loro opinione su alcuni punti che noi riteniamo cardine e che speriamo possano tornare utili ai lettori nella scelta che faranno il prossimo 5 novembre.
Ecco l’intervista all’onorevole Giovanni La Via.
Per rafforzare il tessuto imprenditoriale sfibrato dalla lunga crisi economica e per attivare uno sviluppo capace di generare nuova occupazione una delle chiavi, si sostiene da più parti, sarebbe quella di intercettare investitori esteri. A suo giudizio con quali politiche sarebbe possibile attrarre i potenziali investitori?
 
«In Sicilia esiste un substrato culturale e sociale florido, pronto a essere rinnovato e“coltivato”: occorre preparare il terreno per favorire la nascita di imprese innovative, potendo contare su realtà di eccellenza quali i Centri di Ricerca e l’Università. Questa la base su cui attrarre investimenti esteri per convertire i risultati in “impresa”. Le politiche finalizzate al raggiungimento di questo obiettivo passano ad esempio, come riportiamo nel programma della coalizione, da un piano per la Crescita digitale anche nelle aree rurali e montane; da processi di incubazione efficaci per la genesi della start –up; dal rafforzamento dei partenariati pubblico-privati; da nuove condizioni per l’attrazione di venture capital. Non ultimo, l’idea è di lanciare “Fondo Sicilia”, un fondo pubblico/privato capace di finanziare, incubare e accelerare la nascita di nuove imprese, e che funzionerà anche da smart lab, aiutando le start-up a partecipare ai bandi e a definire policy sull’innovazione tecnologica e sociale.»
 
Quest’anno in Sicilia il turismo ha fatto registrare delle ottime performance, ma ancora oggi non riusciamo a raccogliere appieno i frutti che la natura ha dato a questa nostra terra. Che fare secondo lei per migliorare questa situazione?
 
«Il turismo è una risorsa che in Sicilia potrebbe non conoscere stagioni, per la multiforme proposta in termini storici, culturali, artistici, naturalistici, gastronomici. Il nostro patrimonio e la nostra eredità devono poter essere alla portata del mondo, tutto l’anno. Per realizzare un turismo “destagionalizzato”, occorre un piano di investimenti per il rilancio del settore.  Nel nostro programma, nero su bianco, all’insegna di uno slogan che intendiamo perseguire, “la Sicilia che meriti”, la salvaguardia e la tutela del ricco patrimonio di beni culturali, paesaggistici e archeologici; il rafforzamento dell’offerta turistica connettendola con l’offerta culturale ed enogastronomica; lo sviluppo e il rilancio dei musei; la valorizzazione dei talenti siciliani nel campo delle arti; l’organizzazione di grandi eventi internazionali sportivi e culturali, come Olimpiadi, campionati mondiali, rassegne e spettacoli.»
 

Le piccole e medie imprese hanno fatto sempre fatica per accedere al credito, in particolare durante la crisi, tanto che questo problema insieme alla dilatazione dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione ha ridotto la loro patrimonializzazione. Ritiene che gli strumenti finanziari esistenti (Ircac-Irfis- Crias), adeguatamente rifinanziati, possono facilitare l’accesso al credito e ridurre i tempi di pagamento?

«Il Governo regionale dovrà riformare parzialmente il settore del credito agevolato alle piccole e medie imprese, rivedendo ruolo e strumenti a disposizione di Ircac, Crias ed Irfis con l’obiettivo di dare risposte più certe, vere ed immediate alle imprese siciliane.»
 
In base ai dati diffusi dall’Istat tra 50 anni in Sicilia ci saranno un milione di persone in meno, quindi significa che altre decine di migliaia di giovani, anche laureati e diplomati lasceranno l’Isola e che aumenterà il tasso di anzianità. Come pensa si possa invertire questo trend negativo?
«La cosiddetta fuga di cervelli è un dramma sociale a cui bisogna mettere un freno. Non possiamo continuare a permettere che i giovani abbondino la propria terra, con tutte le conseguenze che ne derivano, anche in termini “affettivi”. Scuola, Università, Lavoro, occupano nel nostro programma ampio spazio, perché convinti che la formazione sia alla base del futuro, in ogni campo.  Il valore della formazione del nostro sistema universitario è inconfutabile, ma la saturazione e l’inaccessibilità al mondo del lavoro ha determinato un fenomeno migratorio che ci penalizza. Il lavoro è al centro dell’agenda del governo regionale. Per questo prevediamo l’uso premiale della leva fiscale (IRAP), incentivi alle start up e sostegno alle piccole e medie imprese, incentivi e detrazioni per coloro che assumono giovani under 40, accesso al credito agevolato, misure per attrarre capitali e convincere imprese estere ad investire in Sicilia, creazione di partnership pubblico-private e utilizzo del project financing, istituzione di borse lavoro retribuite, interventi per la promozione del lavoro autonomo, delle nuove professioni e dell’autoimpiego, sostegno al commercio e all’artigianato, difesa e rilancio della pesca.»
 
Secondo lei con quali politiche può rafforzarsi la coesione sociale, migliorare i servizi e la condizione di vita dei cittadini che vivono nelle periferie urbane e nelle zone rurali marginali?
 «Compito del nuovo governo regionale sarà quello di promuovere una cultura del territorio siciliano: occorrerebbe non solo costruire ma soprattutto rafforzare il legame tra società e territorio, attraverso la conoscenza di ciò che la nostra terra offre, e consolidare quel segno tangibile d’identità. Bisognerà mettere a sistema tutti gli interventi sul territorio, di conservazione, manutenzione, trasformazione o riqualificazione, come quelli infrastrutturali, residenziali, ricettivi, produttivi, agricoli o industriali, di acquisizione di nuove forme d’energia o di forniture d’indispensabili servizi. Tra le azioni previste, la messa a punto di una nuova legge urbanistica regionale in sintonia con gli obiettivi strategici di sostenibilità, sviluppo e qualità architettonica della Sicilia nell’orizzonte strategico del 2030 che guardi alle città metropolitane come ai nuovi centri propulsori dell’economia e che miri a trasformare il territorio rurale integrandolo con la profonda cultura delle aree interne e sviluppandone le qualità produttive legate all’agricoltura e alla nuova manifattura, anche attraverso la facilitazione di nuove forme aggregative tra i comuni più piccoli; la creazione di una task force per stabilire quale modello di relazione collaborativa costruire tra Città metropolitane e Regione come nelle più avanzate esperienze europee in cui le città metropolitane sono i propulsori dell’innovazione e non più solo efficienti erogatrici di servizi.»
Da tempo l’agricoltura siciliana vive una crisi che stringe in una morsa i produttori agricoli perché da un lato non riescono ad ottenere prezzi remunerativi dei loro prodotti e dall’altro devono affrontare costi di produzioni elevati. Che può fare l’Europa per fare uscire l’agricoltura da questa difficile situazione?
 
«La difesa e il sostegno agli agricoltori e del loro reddito sarà una delle nostre priorità. Tredici gli obiettivi che abbiamo fissato nel nostro programma, per la stesura del quale ci siamo confrontati, in questo come in altri settori, con organizzazioni, imprenditori, più in generale “addetti ai lavori”, registrandone  urgenze, richieste, istanze, contributi, indicazioni che rappresentano una bussola da tenere presente se si vuole imboccare la via giusta, per dirla con uno slogan. Ecco sinteticamente i passaggi fondamentali del piano programmatico: aumento della competitività del sistema agroalimentare; programmazione regionale più rapida ed efficace rispetto al passato; promozione e valorizzazione delle produzioni di eccellenza siciliane nei mercati internazionali; semplificazione e riduzione della burocrazia; favorire l’aggregazione e l’associazionismo per aumentare la capacità competitiva dell’agricoltura siciliana; favorire l’inserimento dei giovani in agricoltura; sostegno al credito agricolo e facilitazione dell’accesso al credito; promozione delle eccellenze agroalimentari attraverso l’ottenimento di nuovi marchi di qualità; piano fitosanitario a protezione delle risorse naturali della Sicilia; tutela e valorizzazione del patrimonio zootecnico; promuovere un’agricoltura sostenibile (biologico, greening) e forme di agricoltura sociale; incentivazione sistema assicurativo e mutualistico a protezione del rischio dell’imprenditore agricolo; tutela dell’ambiente e del patrimonio boschivo e forestale; valorizzazione delle zone montane.»
 
Da qualche tempo l’Autonomia Speciale di cui gode la Sicilia sembra essersi gravemente offuscata, vale a dire non rappresenta più un valore aggiunto, ma una sorta di paravento dietro cui nascondere privilegi e regalie di ogni sorta per clientele ed amici tanto che da più parti un suo drastico ridimensionamento o l’abolizione. Qual è il suo pensiero a questo proposito?
 
«Oggi quell’idea di Autonomia siciliana fondata su un impianto costituzionale che risale al 1947 necessità di una rilettura capace di riportare la Regione a confrontarsi con i cambiamenti sociali e costituzionali. La nuova assemblea dovrà dedicarsi alla revisione e all’aggiornamento dello Statuto senza violarne lo spirito originario e con l’intento di contestualizzarlo al presente, a cominciare dall’eliminazione del voto segreto all’ Ars. Occorre operare una scelta strategica sulla nuova natura della Regione siciliana , con un deciso cambio di marcia rispetto a quanto fatto finora mettendo al centro l’autonomia siciliana fondata su tre pilastri: autogoverno, solidarietà e  responsabilità politica.»
  
Come affrontare la questione dei disabili e del loro inserimento scolastico?
Molti di loro necessitano di assistente alla comunicazione e assistente igienico-personale e molte famiglie sono costrette a rivolgersi a strutture private perché in quelle pubbliche non trovano supporto. E chi non può permettersi una struttura privata?
«La disabilità, ci piace ripeterlo, non è una piaga. E’ una condizione, uno status e come tale va rispettata. E’ necessario rivedere i piani d’intervento sulla disabilità realizzando programmi di inclusione e sviluppandone l’autodeterminazione di ogni singolo individuo. Individuo che si troverà ad occupare una posizione di potenziale valore civile, sociale ed economico all’interno di una realtà partecipata. E’ necessario che tale programmazione sia studiata in presenza e con la stretta collaborazione di persone con disabilità che, attraverso la loro esperienza quotidiana, rappresentano una risorsa validissima per il processo di realizzazione di tale programmazione. In dettaglio si prevede di creare un sistema informativo unico con tutti i dati Inps, sanitari e sociali dei soggetti con disabilità, da aggiornare con continuità, strumento necessario per avere un quadro aggiornato su tutta la realtà siciliana  e per poter puntare, con la necessaria gradualità, alla definizione dei progetti di vita individuali; sviluppare piani di per l’eliminazione delle barriere architettoniche; piani ed incentivi per lo sviluppo di città accessibili; sostenere con finanziamenti adeguati il Fondo regionale per la disabilità e per la non autosufficienza, al fine di garantire l’erogazione di risorse per l’assistenza diretta, indiretta e complementare e per l’assistenza scolastica; tutelare le famiglie attraverso un’apposita legge sul caregiver; rafforzare ed applicare l’assistenza medica e quella sociale in modo più efficiente ed unitario, destinando maggiori risorse e coinvolgendo il volontariato attraverso una strategia unica. Inoltre ci impegneremo a garantire sostegno finanziario ai percorsi di accompagnamento previsti dalla legge “Dopo di noi”, che ha lo scopo di fornire assistenza alle persone con disabilità grave, prive del sostegno familiare.»
 
Fasce deboli della popolazione con redditi esigui, monoreddito: cosa fare?
 
«Crescita economica e sviluppo possono funzionare solo in una società con la S maiuscola, in grado di prendersi cura di tutti e non lasciare indietro nessuno! Per ottenere ciò bisogna puntare su nuove politiche di welfare, garantire ad esempio gli asili nido su tutto il territorio; sostenere le associazioni caritatevoli nella lotta allo spreco alimentare, per aiutare le famiglie e i singoli in difficoltà; prevedere l’incremento del sostegno alle famiglie attraverso un bonus figli.»
 
Emergenza infrastrutturale: la messina- catania resta ancora chiusa nel tratto dopo Roccalumera per la frana di alcuni anni fa, la Siracusa – Gela ancora non viene ultimata (con continui stop ai lavori), la continuità territoriale manca in molti posti: possiamo considerarla una priorità?
 «La continuità territoriale è assolutamente uno dei temi all’ordine del giorno. Alla voce “infrastrutture” porremo le basi per la realizzazione di grandi opere, investimenti e potenziamento delle strutture esistenti: misure importanti e drastiche per il trasporto stradale, ferroviario, aereo, marittimo. Urge, tra le altre cose,  collegare le zone della Sicilia più remota, così come concludere l’anello ferroviario di Palermo, integrare le strutture aeroportuali con le altre reti di trasporto, promuovere la specializzazione degli scali esistenti per la creazione di due sistemi aeroportuali integrati; il sistema occidentale Palermo- Trapani e quello orientale Catania-Comiso; potenziare la portualità turistica per fare diventare la Sicilia un hub nel Mediterraneo.»
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