CATANIA – “Fuori la mafia da San Cristoforo!”. Sarà questo, alla fine, il senso del comizio svolto ieri sera in piazza don Innocenzo Bonomo – le Salette, per gli abitanti del quartiere – dal candidato alla Presidenza della Regione Claudio Fava. Un incontro con i comunisti stigmatizzati da Riccardo Pellegrino nella stessa piazza, un paio di sere prima, quando il candidato di Forza Italia finito in cima alla lista degli impresentabili aveva aperto la sua campagna elettorale al ritmo di “Chi non salta comunista è”. Non lo avesse mai fatto: ieri sera, ad ascoltare Fava a San Cristoforo, c’era forse più gente di quanta non ne avesse raccolta Pellegrino.
E il messaggio non poteva essere che uno: “Siamo qui per dire che i cittadini di questo quartiere non appartengono ai Santapaola, i Cappello o ai Mazzei – dice il Vicepresidente della Commissione Nazionale Antimafia salendo sul palco – vogliamo raccontare la storia di donne e uomini che vogliono riprendersi questo territorio, troppo spesso abbandonato dalla politica e considerato soltanto un bacino di voti”. Dietro il candidato governatore gli aspiranti deputati regionali della lista catanese dei “Cento passi”. Davanti il popolo di Fava ma anche gli abitanti di San Cristoforo incuriosita dal secondo comizio in pochi giorni, e dall’ascoltarvi parole in fin dei conti condivisibil.
A sostenere Fava ci sono Matteo Iannitti e i ragazzi del GAPA, e Riccardo Orioles circondato dalla nube della sua pipa. Ma anche il professor Maurizio Caserta e il consigliere comunale Niccolò Nortarbartolo. Molti comunisti, certamente, ma anche gente venuta ad assistere a quello che sarà ricordato come uno dei momenti clou di questa campagna elettorale. Il candidato governatore della sinistra va all’attacco degli avversari: “Se mi avessero imposto di candidare qualcuno di cui mi sarei dovuto vergognare sarei stato io a dire ‘No, grazie’”, arringa il deputato commentando la contraddizione di Musumeci, sostenuto da un candidato che egli stesso aveva segnalato nel 2015 in una relazione sulle presunte infiltrazioni mafiose al Comune di Catania. Contraddizione fattasi evidente con la conferma di Pellegrino nelle liste di FI, dopo gli appelli del candidato del centrodestra affinché venisse rimosso.
“Ho chiesto a Musumeci come si possa anche solo pensare di inserire in lista una persona che ha nostalgia di Santapaola o di Mazzei – continua Fava – lui ha risposto che è responsabilità degli elettori non votarlo. Io la penso in modo diverso”. E così i convenuti a questo comizio, in una piazza guardata a vista dalle Forze dell’Ordine. Precauzioni ineludibili, ma la situazione resterà tranquilla per tutto il corso dell’incontro. Parte del quartiere osserva dai gradini della Chiesa di Santa Maria della Salette. Ascolta il candidato “comunista” parlare un linguaggio radicalmente diverso da quello sentito tre giorni fa, eppure non estraneo alla memoria storica di questo quartiere.
Una parte della città caratterizzata negli anni Settanta e Ottanta da un spiccata vocazione artigianale e operaia, incarnata ai tempi proprio dal vecchio PCI. Che qui poteva permettersi di toccare percentuali maggioritarie, decenni prima che qualcuno venisse a dire “Fuori i comunisti da San Cristoforo”. Anche per questo, forse, per mancanza di memoria storica il grido di Pellegrino ha finito per rivitalizzare le sacche di sinistra ancora presenti tra queste viuzze. E di unirle a quelle della grande città – di cui San Cristoforo fa parte, chiosa Fava – e della Provincia, e della Sicilia intera. Perciò questo comizio, di là dagli esiti politici del 5 novembre, sarà ricordato a lungo.