SICILIA – “Indietro non si torna.”
“La sfida gentile.”
“Diventerà bellissima.”
“Il vero voto utile.”
“Siciliadomacori.”
“Riparte il futuro.”
“C’è da fare in Sicilia.”
“Competente,libero,onesto.”
“Determinazione, coorenza, passione.”
“Mi batto per i diritti di tutti.”
“Idea Sicilia.
“Una storia di buona politica.”
“Insieme protagonisti.”
“Con la disponibilità di sempre.”
“A megghiu parola è chidda ca si dici. ”
“Avanti insieme.”
“Scegliete il futuro.”
“Riscattiamo la nostra Sicilia.”
“Insieme nulla è impossibile.”
Questi sono alcuni degli slogans che campeggiano su migliaia di manifesti elettorali che ritraggono i candidati alla presidenza della regione e quanti ambiscono ad andare ad occupare una poltrona a sala d’Ercole.
A nessuno sfugge quanto sia arduo condensare in una frase idee e progetti di un programma (quando c’è) concepito per interpretare i bisogni e i sentimenti di una comunità.
Riproporre però slogans triti e ritriti, intercambiabili (gli stessi spot con facce diverse si possono leggere sui manifesti attaccati sui muri di tutte le province siciliane) come se si trattasse di folgoranti novità mi sembra offensivo e controproducente.
Pensare di vincere l’apatia di quel 56 per cento di siciliani orientati a disertare le urne o di fare incetta di migliaia di voti per approdare nel Parlamento più antico d’Europa, grazie a questo tipo di slogans, equivale a pensare che i siciliani hanno l’anello al naso e quindi abboccano a tutto e dare l’impressione che chi li ha pensati e partoriti, oltre ad avere poca fantasia, è completamente slegato dalla realtà.
Infatti è molto improbabile che un messaggio del tipo di quelli menzionati possa convincere chi non vuole andare a votare a recarsi nei seggi o addirittura conquistare il consenso di quel pensionato con un assegno che non gli permette di arrivare neppure alla terza settimana del mese; di quel disoccupato di lungo corso che non ha più una casa, forse neppure più una famiglia, ed è costretto a dormire dentro una vecchia macchina; di quel giovane ricercatore o professionista che dopo tanti sacrifici suoi e della sua famiglia si trova davanti alla prospettiva di un lavoro precario o di fuggire all’estero; di quell’imprenditore (artigiano, commerciante, agricoltore) che nonostante sacrifici inenarrabili per resistere alla bufera della crisi non vede ancora la luce alla fine del tunnel. Perchè, va detto senza infingimenti, da noi la crisi continua a mordere pesantemente (lo testimoniano anche i dati dell’Istat sull’occupazione, tanto decantati ed enfatizzati in questi giorni), mentre altrove, in particolare al Nord, qualche segnale di ripresa si avverte.
Apprendere di parlamentari ed esponenti politici che qualche giorno o qualche ora prima della presentazione delle liste cambiano casacca, saltando da un carro all’altro come se tutti i partiti avessero i medesimi valori e i medesimi programmi; e di deputati che si ripresentano per la quinta volta per tentare di conquistare di nuovo un posto al sole non aiuta a sconfiggere il populismo e l’antipolitica. Anche perché sostenere che tutto questo si fa per perseguire il bene comune e non quello personale è molto difficile. Ecco perché chi non vuole andare a votare, chi vorrebbe facce nuove e chi si aspetta dalla politica segnali di discontinuità non è certamente incoraggiato da questi comportamenti. Con queste notazioni non voglio giudicare nessuno anche perché da Einstein in poi, siamo tutti consapevoli che il mondo, intorno a noi, è relativo.
Poiché come affermava lo scrittore russo Anton Pavlovic Cechov “la gente non si accorge se è estate o inverno quando è felice”, ribadisco l’assoluta necessità di mettere da parte i soliti tatticismi e di presentare subito i programmi perché i siciliani non sono per niente felici. Anzi una grande parte della popolazione vive in condizioni di estrema difficoltà. Quindi, se volete contribuire a creare la felicità di chi è chiamato ad eleggere il presidente della regione e il Parlamento siciliano e avete idee e progetti che diano una prospettiva a questa terra, tirateli fuori e fatevi giudicare per quello che siete e per quello che concretamente vorreste fare. Evitate però di presentare programmi che accuchianu paroli a paroli perché alla Sicilia non servono altre chiacchiere. Rispetto ai drammatici problemi che vive l’Isola servono idee e progetti concreti accompagnati da chiare modalità di attuazione, tutto il resto è fuffa.
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