CATANIA – Arriva alle 18.40 alle Ciminiere, scende dalla macchina con il sorriso e la consapevolezza che un periodo tosto lo aspetta. Si ferma cordialmente a parlare con i giornalisti e in una serie di risposte date ai cronisti sviscera i punti principali del suo programma elettorale, quello che dovrebbe convincere i siciliani a votare per lui il prossimo 5 novembre per l’elezione del presidente della Regione.
Lui rappresenta il centrosinistra – e in parte un centrodestra che adesso guarda più a sinistra che a destra, come dimostrano molti dei volti noti presenti ieri pomeriggio: Fabrizio Micari, insomma, è riuscito ad attirare a se i centristi lasciando però scontenti quelli di sinistra che puntano su Fava (anche se fino al 6 ottobre, quando si depositeranno le liste, sorprese ne possono accadere).
Scrivevamo di Fabrizio Micari, ieri alle Ciminiere: idee precise, progetti chiari. “Sono un ingegnere elettronico e ragiono con cambi di marcia piuttosto che con ‘cosa mi piace e cosa non mi piace’.” E il cambio di marcia al quale fa riferimento il candidato Micari è Crocetta, governatore uscente che proprio a Micari ha lasciato spazio per la candidatura. Del passato, Micari, salva il bilancio che è stato ben fatto a suo avviso, “terrei il lavoro fatto sulla rete sanitaria. Terrei tutta una serie di altri aspetti che si sono fatti anche da un punto di vista delle risorse per l’agricoltura. Diverse cose sono buoni punti di partenza. Su quelli dobbiamo lavorare”: di certo non condivide l’idea (o il modus operandi) di procedere a continue nomine, di cambiare squadra di governo spesso: “credo nel concetto di squadra e quando se ne sceglie una questa deve essere, senza troppi cambiamenti. Vorrei riuscire a costruire una squadra e riuscire a mantenere il più possibile non modificata quella squadra nel corso degli anni: il concetto di squadra è per me fondamentale. Dopo di che è chiaro che bisogna cercare di fare in modo che poi quella squadra sia stabile: un Governo deve essere stabile come assessori, come dirigenti”. A proposito di squadra, una cronista chiede se già una ne abbia in mente, se farà qualche nome di assessore che vorrebbe designare: “Penso di non renderli noti tutti e subito ma di andare procedendo via via, magari qualcuno prima delle elezioni sarà presentato”.
L’unico nome certo, per adesso, resta quello di Giovanni La Via designato come vicepresidente: due professori, insomma, se eletti guiderebbero la Sicilia: “Non è una battaglia di professori ma é anche chiaro che il presidente della Regione è il presidente di tutti. Deve sapere parlare a tutti con un linguaggio per tutti e deve prendersi cura dei problemi di tutti”.
Già, i problemi: questa terra di certo non ne ha pochi, dal lavoro ai giovani che scappano via, dall’inclusione sociale alle infrastrutture, al turismo che non ha una sua politica.
Per Micari ”la priorità per eccellenza” è il lavoro specificando che la Sicilia “é una terra che ha bisogno di lavoro” ma anche che bisogna “fare un’accelerazione formidabile”.
“I nostri ragazzi – ha detto – molte volte per trovare lavoro sono costretti ad andare fuori. La mobilità dev’essere una scelta, non può essere un obbligo. Dobbiamo cercare di creare le condizioni perche vi siano possibilità di lavoro anche in Sicilia”.
Altro tema importante per Micari é anche quello dei diritti perché – ha detto – “noi dobbiamo stare molto attenti ai diritti di chi ha meno, di chi non ha del tutto. Dobbiamo pensare al diritto alla salute, ai diversamente abili”.
Micari conclude le interviste con un appello ai siciliani considerando che un buon 50% per adesso ha deciso che non andrà a votare: per questo si rivolge ai “tanti siciliani, giovani e meno giovani, molto impegnati nella loro professione, nel mondo dell’innovazione, che fino questo momento non hanno voluto impegnarsi in politica” affinché “dessero una mano e si assumessero anche loro delle importanti responsabilità dal punto di vista politico stando a supporto della nostra coalizione”
di Sarah Donzuso