PALERMO – E’ donna, mamma, anzi supermamma con i suoi 5 figli, è moglie, è amica, è confidente, è una siciliana testarda che accetta le sfide e le trasforma in successi; adesso è anche scrittrice, sogno realizzato dopo tanti bozzetti lasciati nel cassetto in attesa di scrivere l’opera giusta che con “Se mi odi, non mi ami” (edito da Il Seme Bianco) arriva, irrompe, conquista, deflagra l’anima e la rimette in pace con il mondo, creando smarrimento ma anche ritrovamento di alcune certezze che a volte si rischia di perdere, restituendo alla donna un ruolo che, forse, ancora oggi si scontra con una società spesso a trazione maschilista.
Lei è la scrittrice palermitana Monica Spatola che abbiamo incontrato in questi giorni, subito dopo la presentazione nel capoluogo del suo libro che sta scalando le classifiche delle librerie virtuali. Ci mettiamo a chiacchierare e le domande si susseguono. Ecco cosa ci ha raccontato Monica.
In un’epoca in cui le coppie scoppiano con facilità, in cui è più facile scappare che rimanere, in cui si sopporta a volte anche con umiliazioni, come giudichi il ruolo della donna?
Credo che la donna assolva un ruolo fondamentale all’interno della famiglia e della società in genere, ogni donna cela in sé del potenziale per rinnovare il mondo. Caratteristica in comune a molte donne è proprio lo spirito d’osservazione e la sensibilità, una donna nota sempre, già dai primi sintomi, un malessere che avanza, vuoi all’interno della sua realtà domestica ma anche, in ciò che la circonda. Sfruttare queste qualità significherebbe andare al cuore dei problemi per sradicare le radici della sofferenza. Il limite di molte donne tuttavia è spesso proprio quello di farsi carico di tale malessere e diventare una sorta di collante che unisce a stento i pezzi rotti di una storia, piuttosto di rompere gli equilibri creati, anche laddove c’è molto da chiarire.
Amore e odio: l’indifferenza quando?
L’indifferenza per me è un non-sentimento che si sviluppa quando si è troppo concentrati su se stessi, quando l’unico elemento da curare, nutrire e coccolare è il proprio io. Essere indifferenti verso chi ci circonda vuol dire non provare alcun tipo di empatia verso le difficoltà che l’altro si ritrova a dover affrontare. Un modo di approcciarsi alla vita in cui “ognuno è per sé”, naturalmente genera dolore in chi invece ama, immagino che se mettessimo sulla bilancia Odio e Amore, l’indifferenza peserebbe sul piatto dell’odio, di certo non si nutre d’amore.
C’è un tema forte: si cerca il proprio benessere abbandonando anche i figli. Ciò può creare antipatie nei confronti della protagonista?
Sì, decisamente. Io stessa ho definito quella della protagonista, una scelta priva di ogni morale, ma se entriamo nel personaggio di Clara ci accorgiamo presto che la sua reazione esasperata altro non è che una spinta di sopravvivenza. Clara si ritroverà a desiderare la morte e piuttosto che mettere i suoi cari di fronte a questo dolore, troverà un’alternativa nello scappare per provare a vivere, mettendo tutto in discussione. Lascio il lettore a tirare le somme, ma giudicarla non sarà poi così facile…
Cosa ti ha spinto a scrivere e cosa ti ha spinto a scrivere questa storia?
Ho sempre amato la scrittura, ho diversi lavori nel cassetto che non ho mai trovato il tempo di terminare. Alcuni mesi fa, quando ebbi l’idea di scrivere questo libro, ne parlai con mio padre e lui fu molto duro con me, mi disse che ad eccellere in tante cose per non concludere poi nulla, non ci guadagnavo molto, mi disse che perdevo solo il mio tempo. Decisi di sfidarlo e misi tutta me stessa nella stesura del romanzo, dopo due mesi nasceva “Se mi odi, non mi ami”, ed ora posso solo ringraziare mio padre per lo stimolo che ha saputo darmi. Ciò che invece mi ha spinto a scrivere su quest’argomento è il fatto che, credo ci sia molto da chiarire sul ruolo della donna, in una società come questa che non sa tutelare a dovere la figura femminile, che ci fa percepire la maternità come un limite biologico. Ho avuto altresì modo di osservare come in una coppia, chi si mette da parte è in genere il sesso debole, chi rinuncia alle opportunità lavorative per gestire la famiglia è la mamma che pare avere sottoscritto un tacito accordo in cui s’impegna a svolgere ogni impegno domestico, occuparsi dei figli, cucinare, lavare, stirare, far la spesa, andare dalla pediatra etc.e infine trovare un lavoro. La domanda è: E’ davvero possibile che da secoli questa mentalità non si sia ancora evoluta?
Molti dicono che solitamente ogni scrittore mette una parte di se in ciò che scrive: in questo tuo libro, di te cosa troviamo?
In questo libro ho consegnato al lettore tutta la mia femminilità, ma anche il mio orgoglio. Sono come la protagonista, una giovane mamma che lotta contro i pregiudizi verso la donna, qui in Sicilia. Ho cinque bambini, e non è stato facile per me accettare il fatto di essere esclusa dal mondo del lavoro (per questo ringrazio le magnifiche riforme sul precariato), solo perché avevo il desiderio di avere una famiglia numerosa. Mi chiedo poi, chi continuerà a pagare le nutrite pensioni dei nostri politici, non saranno forse i miei figli?
Ho raccolto molte testimonianze di donne e di mamme che come me, sono state costrette a rinunciare alle proprie ambizioni, e ho espresso questo disagio, ho creato su carta una donna capace di riscattarsi, che farà della sua femminilità un punto di forza, bilanciando diversamente i diritti e i doveri. Di mio, troverete su questo libro anche il mio essere positiva, il messaggio che lascerà Clara infine, sarà di speranza.
Quando potremo assistere a una tua presentazione a Catania?
Sto programmando le tappe di un piccolo tour di presentazioni e conto di inserire Catania tra le prime città da visitare. Non vedo l’ora.
Quanto è difficile oggi diventare scrittore? E trovare una casa editrice che si scommette?
Sembrerebbe una missione impossibile. Prima di inviare il romanzo alle case editrici NO EAP (non a pagamento), ho avuto modo di parlare con diversi aspiranti scrittori per mezzo di una community in rete, e lì ho realizzato quanto fosse difficile venire pubblicati. Con la diffusione capillare dell’auto-pubblicazione, e anche per via del mercato che pare essere in crisi rispetto al passato, sembra che le case editrici evitino di leggere i migliaia di manoscritti che giungono in redazione, non hanno più voglia di investire nel talento di uno sconosciuto poiché è più comodo e sicuro osservare la rete e scovare quegli autori o personaggi che hanno la forza di emergere da soli e di attirare popolarità, come potrebbe essere ad esempio uno youtuber. Investimenti più sicuri, forse meno talentuosi, ma che assicurano le vendite.
La casa editrice per la quale ho pubblicato io invece, nasce come progetto della Castelvecchi, ed è aperta a nuovi talenti, si propone di risvegliare il mercato editoriale e di dare spazio alla cultura e alla meritocrazia, non posso che ritenermi fortunata per essere stata accolta nel loro catalogo.
Che ruolo ha la lettura ai giorni nostri?
Che sia su di un kindle oppure su carta, avere un libro tra le mani è sempre un’occasione per allargare le nostre prospettive, per metterci in discussione ed accrescere il nostro bagaglio culturale ed emotivo. Siamo in un’epoca in cui conta soprattutto l’immediato, in cui le immagini hanno la meglio sulle parole, ma ciò che rimane in noi, dopo aver visto un video, non potrà mai sostituire la bellezza che comporta l’essere entrato in un romanzo, l’essersi immedesimati nei personaggi, l’aver messo in moto il nostro senso critico. La lettura, anche ai nostri giorni, è fondamentale per scongiurare l’avvento della superficialità.
di Sarah Donzuso