ROMA – Finalmente il Ministero dello Sviluppo Economico ha regolato e semplificato l’iter amministrativo per gli imprenditori stranieri che intendano investire in Italia creando una start-up. Sino ad oggi i piccoli e medi imprenditori extra-UE non avevano a disposizione un iter agile e snello per la creazione di una start-up collocata in Italia. Adesso, con il decreto interministeriale (Mise, Esteri e Interni) del 21 luglio 2017 è stata definita la procedura per l’accertamento dei requisiti per l’ingresso e il soggiorno degli investitori stranieri che intendano creare un’azienda in territorio italiano (nei modi e nei limiti regolati dall’art. 26 del Testo Unico sull’Immigrazione).
Sarà il Ministero dello sviluppo economico a gestire le comunicazioni necessarie con le amministrazioni coinvolte (comprese Questure e sedi diplomatico-consolari) e a svolgere il ruolo di interlocutore unico per gestire la pratica di candidatura al visto. Se la richiesta sarà corretta e rispetterà tutti i requisiti del Testo Unico sull’Immigrazione il visto sarà rilasciato entro trenta giorni.
Nel caso in cui l’accertamento dei requisiti riguardi un investimento in titoli o quote rappresentativi del capitale di una società costituita e operante in Italia o di una startup innovativa, il comitato preposto alla valutazione della pratica potrà acquisire il parere di una o più associazioni di categoria.
Il decreto di fatto disciplina quanto previsto con la Misura 44 del provvedimento “Destinazione Italia” del 2013. Il senso dell’operazione, che va guardata con favore, è quella di creare una leva strategica per attrarre e trattenere talenti e innovazione, in favore quindi di una mobilità qualificata. In questo senso si tratta di una misura e di un decreto volti a consentire e a semplificare l’ingresso di investitori, studenti, ricercatori e lavoratori stranieri altamente qualificati.
Il Governo italiano prova quindi a riposizionarsi sia livello economico che internazionale applicando il concetto messo a punto dal professore americano Joseph Nye, il cosiddetto “soft power”, vale a dire tutte quelle misure e condizioni ambientali di natura non militare o finanziaria volte ad aumentare l’influenza globale di un dato Paese. Storicamente questa pratica ha visto come protagonisti gli Stati Uniti, il 2017 vede per la prima volta sul podio la Francia.
In questa direzione si colloca la misura del “visto startup”. Un altro treno da non perdere, soprattutto vista dal nostro tredicesimo posto della classifica annuale sul “soft power” stilata anche quest’anno dalla società londinese Portland.
di Giuseppe Emiliano Bonura
Manager e Direttore dell’Osservatorio Internazionale sull’Impresa.