Mancano meno di tre mesi alla data delle elezioni del Presidente della Regione e dell’Assemblea regionale siciliana e i partiti, tutti, continuano imperterriti nell’affannosa ricerca del miglior candidato possibile e dell’alleanza politica più vasta per assicurarsi (almeno sulla carta) la vittoria.
Tutti i partiti (con la complicitá o con l’acquiescenza dei vertici nazionali) fanno a gara a chi parla meno dei problemi della Sicilia ed evitano il confronto con i cittadini come se di queste questioni debbano occuparsi altri e non, invece, chi ambisce a governare l’Isola.
Nessuno dice ai siciliani come affrontare il problema delle discariche, come intervenire per aggiustare i conti pubblici in dissesto, come uscire dal ginepraio delle province, prima cancellate e poi ripristinate, in barba alla legge nazionale.
Nè dicono come fare per recuperare posizioni sul reddito pro capite di PIL che oggi vede la Sicilia terz’ultima con 16.289 €, dietro l’Isola solo Calabria e Campania; come ridurre la percentuale di individui che vivono in condizioni di deprivazione materiale che attualmente con il 26% vedono la Sicilia in testa a questa speciale classifica; come ridurre l’alto tasso di dispersione scolastica giunto al 24,3% e, infine, come dare una speranza ai giovani disoccupati che sfiorano il 60% ( 59%).
A questo quadro, già particolarmente drammatico, si aggiunge il progressivo indebolimento del tessuto imprenditoriale che dall’inizio della crisi ad oggi solo nell’artigianato ha registrato la riduzione di oltre 9000 aziende.
Di fronte a tutto ciò le forze politiche che si candidano a governare la Sicilia, prima ancora di individuare l’uomo o la donna che deve incarnare un progetto di rinascita, hanno il dovere di dire con quali atti e con quali azioni pensano di risolvere i problemi che affliggono i siciliani.
Alla gravità delle questioni che angustiano l’Isola non ci si può rapportare con i soliti slogan né promettendo mari e monti o facendo leva sul l’indignazione che ha raggiunto picchi altissimi a causa dei misfatti di una certa politica,dei vitalizi ecc.
Non solo perchè sempre meno cittadini si fanno catturare dagli slogan e dalle promesse elettorali, ma anche perchè con l’indignazione non si può pensare di governare una grande regione. Per essere credibili occorre dire, ora e subito, quali rami secchi tagliare, quali enti regionali cancellare perchè fonte di sprechi e di improduttività, dove reperire le risorse finanziarie necessarie per dare risposte concrete ai giovani privi di lavoro, alle famiglie a cui manca il necessario per avere un’esistenza dignitosa, alle imprese che hanno resistito ai colpi della crisi facendo sacrifici e rinunce inenarrabili e vogliono ripartire.
Pensare di percorrere ancora una volta la strada del clientelismo e dell’assistenzialismo è esiziale perchè significa condannare la Sicilia a un ulteriore terribile arretramento economico, sociale e culturale; dire ai giovani che l’ancora di salvezza bisogna cercarla altrove,non in questa nostra terra, eternamente sospesa tra incantesimo e maledizione,con la conseguenza di allontanare la maggioranza dei siciliani dalla politica,dalle istituzioni e, quindi, dalla democrazia.
di Salvatore Bonura