«Si ai lavori, ma che siano rapidi e definitivi»
Dal comune di Catania ai privati, passando per un piano di interventi che finora non è mai cominciato. «Nel frattempo, come spesso avviane in questi casi, intere comunità rom riprendono possesso dell’intera struttura di via Bernini». A parlare è il consigliere della municipalità di “Picanello-Ognina-Barriera-Canalicchio” Alessandro Campisi nel corso della conferenza dei servizi organizzata dalle associazioni e dai locali comitati cittadini per discutere del futuro delle cinque palazzine a poche passi dal viale Vittorio Veneto e da piazza Michelangelo.
«Quando si è diffusa la notizia che l’intero impianto era stato venduto a due aziende per oltre due milioni di euro- prosegue Campisi- un intero quartiere ha tirato un grosso sospiro di sollievo. Per Picanello questo rappresentava la fine di un incubo fatto di degrado ed abbandono. Il problema è che, da oltre un anno, qui non si vedono operai o mezzi meccanici per eliminare le montagne di spazzatura accumulate sotto i portici ed ora temiamo che non ci libereremo mai di questa bruttura».
Venduta al comune di Catania quasi vent’anni fa, per oltre per 7 miliardi delle vecchie lire, le palazzine di via Bernini dovevano essere affittate al Cnr. Successivamente si fece largo l’ipotesi di trasferirci degli ambulatori da parte dell’Asl oppure di farvi nascere, al suo interno, un centro commerciale attraverso una speculazione edilizia. Tante possibilità, nessun fatto concreto. «L’unica certezza oggi- sottolinea la consigliera della II municipalità Adriana Patella– è lo spreco di denaro impiegato per cercare di pulire l’impianto, murare porte e finestre del piano terra ed istallare una ragnatela di inferriate per impedire a chiunque di accedervi. Non solo, incompiute generano altre incompiute visto che, dall’altra parte della strada, Picanello aspetta la sua “città-giardino”. Un terreno abbandonato che dovrebbe lasciare spazio alle bambinopoli, ad un teatro e ad un playground».
La speranza, seppur ridotta al lumicino, ancora c’è. Il quartiere non ha perso la voglia di rivedere il degrado di via Bernini completamente eliminato. «L’immagine dell’intera zona lascia molto a desiderare e questo inevitabilmente influisce sugli affari- dice Roberto Consoli, imprenditore del viale Vittorio Veneto- da anni gli ingressi delle palazzine sono murati, chiusi con catenacci e rinforzati con le sbarre saldate. Eppure la gente continua ad entrare, questo è sicuro. Forse si arrampicano sugli alberi e, da qui, sino alle finestre aperte del primo piano. Non lo posso dire con certezza. Sta di fatto che ogni notte si assiste ad un viavai incredibile di tossicodipendenti, vagabondi e alcolizzati che qui bivaccano».
di Vincenzo Musumeci