Dopo 5 anni, da quando il presidente Rosario Crocetta annunciò da L’Arena di Rai1 che le province sarebbero state abolite e di conseguenza che non ci sarebbero stati più presidenti e consiglieri provinciali, si torna indietro per cancellare “lo strappo alla democrazia che in questo periodo di tempo si era perpetrato“, come spesso dichiarato dagli esponenti di Forza Italia.
Insomma, non le chiameremo più province ma liberi consorzi, ma alla fine il sistema rimane più o meno lo stesso: ossia l’elezione diretta per il presidente dei Liberi consorzi, per il Sindaco metropolitano e per i consiglieri di questi enti.
“Abbiamo messo fine alla riforma più strampalata di Rosario Crocetta. Le ex province sono state massacrate da scelte scellerate del Pd per cinque anni. Ora si vede un po’ di luce. Torna anche la democrazia con il voto a suffragio universale. Sono orgoglioso di essere stato il primo firmatario del disegno di legge che oggi con il voto d’Aula ha reintrodotto il voto diretto”, afferma Vincenzo Figuccia, (Fi). Ribatte Antonello Cracolici (Pd): “E’ evidente che questa legge sarà inevitabilmente impugnata dal governo nazionale, determinando un ulteriore condizione di caos sulle ex province che purtroppo sono già state oggetto in questi anni di una legislazione incerta e precaria”.