Probabilmente il maggior problema delle PMI italiane è oggi rappresentato dalla sfida dell’ottimizzazione funzionale, della riorganizzazione aziendale e dell’innovazione. Vale a dire tutti quei processi volti al coaching del management già presente in azienda (allo scopo di renderlo adeguato alle nuove problematiche che dovrà gestire la PMI), alla riorganizzazione della produzione e delle risorse umane (da nuovi processi produttivi, a piani di formazione interprofessionale, alle gestione di demansionamenti e percorsi di outplacement, esternalizzazione delle attività non core, ecc.), alle nuove opportunità derivanti dall’innovazione digitale e tecnologica, a nuovi modelli di commercializzazione del prodotto, sino a percorsi alternativi ai finanziamenti bancari come il ricorso a strumenti di private equity (fondi di investimento nel capitale della PMI).
Spesso per realizzare un piano modulare e articolato occorrono delle figure professionali formate e con esperienza per la gestione dell’esigenza specifica. Da tempo a livello europeo va affermandosi il temporary manager, un vero e proprio manager a tempo, ingaggiato con obiettivi chiari da raggiungere. Per le PMI rappresenta un modo per disporre di competenze di alto livello a costi accessibili, certi e limitati nel tempo (di solito un piano di temporary management dura da 6 mesi a 3 anni a seconda delle esigenze dell’azienda e degli obiettivi che vuole raggiungere).
Data la natura tipicamente imprenditoriale delle PMI e la conseguente presenza attiva dell’imprenditore stesso e spesso di altri membri del nucleo familiare è ancora oggi molto difficile che sulle scelte strategiche e sulla gestione generale si accetti di delegare in maniera sostanziale la gestione ad un manager “temporaneo”. Eppure bisognerebbe che soprattutto le PMI, con risorse finanziarie e umane limitate e quindi preziose, cogliessero questa occasione che si sta sviluppando in tutta Europa. I colleghi imprenditori europei infatti guardano a questo modello come un modo per gestire in modo sicuro e veloce l’accelerazione del cambiamento e dell’innovazione o per gestire il passaggio generazionale o di proprietà, il lancio di un nuovo prodotto, l’espansione verso nuovi mercati, l’esternalizzazione di momenti della produzione non caratterizzanti il valore del prodotto (business process outsourcing), ecc. In una frase: l’occasione per preparare la propria azienda ad affrontare i prossimi 10 anni!
Anche questa settimana proponiamo un modello su cui riflettere, quello della Regione Toscana. Da qualche settimana la Regione ha siglato un accordo con la Federmanager con lo scopo di organizzare seminari informativi e conoscitivi sui temi di Industria 4.0, con particolare attenzione alle ricadute aziendali e manageriali; a divulgare gli strumenti di assessment (valutazione) online che la Regione metterà a disposizione delle Pmi; a organizzare visite presso imprese; a promuovere la figura del temporary manager anche sotto la forma del distacco temporaneo. Questa intesa ha proprio lo scopo di aiutare le imprese toscane, in particolare le pmi, a conoscere tutte le opportunità, sia nei modelli gestionali che nei finanziamenti, oggi disponibili.
Si tratta chiaramente di un’iniziativa di stampo in gran parte culturale, ma è proprio questo a ben pensarci ciò di cui c’è bisogno. Delle tantissime PMI siciliane quante sono pronte a seguire questa strada? Quanti imprenditori siciliano ritengono di avere necessità di professionalità esterne per riuscire a gestire questa fase storico-economica di grande crisi ma anche di grandi rivoluzioni e opportunità? Come tutti i processi culturali si tratta di processi lunghi, che necessitano un’adeguata comunicazione con gli imprenditori. Non si può pretendere che si scelga una strada semplicemente attratti dal fascino della modernità, ma proprio per questo è importante farne comprendere i vantaggi e i risultati che possono ottenersi. Probabilmente la Regione Toscana ha indovinato l’approccio per proporre questo cambiamento. Anche in Sicilia, anzi, soprattutto in Sicilia potrebbero aver successo questi nuovi modelli di management grazie proprio alle potenzialità inespresse dell’Isola. Sia la Regione che le associazioni di categoria potrebbero essere latori di questo cambiamento.
Giuseppe Emiliano Bonura
Manager e Direttore dell’Osservatorio Internazionale sulle Imprese (OII)