La sfida per la competitività nel mondo delle pmi italiane è oggi rappresentata dalla connessione tra l’innovazione portata avanti da alcune start-up e la tradizione. Questo in sintesi quanto emerso recentemente al #Digitfactor di Milano, un confronto tra pmi, start-up, incubatori, università, mondo della finanza, istituzioni italiane ed europee, organizzato dalla società inglese Ey in collaborazione con la Commissione Europea.
Dall’incontro è emerso che metà circa delle imprese italiane non si è ancora aperta a collaborazioni esterne per innovare, in particolare è stato rilevato come in Italia sia ancora molto debole la connessione tra start up innovative e pmi. A tal proposito è stata evidenziata l’importanza all’interno del piano del Governo “Industria 4.0” degli Innovation hub e dei competence center, dei veri e propri centri a supporto delle imprese per la trasformazione digitale. Insomma, accanto agli incentivi fiscali predisposti dal Governo il secondo step è rappresentato dagli strumenti da mettere in campo per consentire quei processi di innovazione da cui le pmi restano spesso escluse per mancanza di tempo e di risorse interne.
Il primo Digital Innovation Hub è stato creato da qualche settimana in Lombardia, a trazione regionale e con antenne nei vari territori lombardi. Tra i servizi previsti: Valutazione, Tecnologie e Digital Transformation, Capitale Umano 4.0, accesso alla finanza per l’innovazione, Consulenza strategica, Cyber Security, Intelligenza artificiale e Big Data, Produzione 4.0, Supply chain (attività inerenti la catena di distribuzione) e Go-to-market (il modello di commercializzazione), Infrastrutture materiali, Infrastrutture immateriali.
Più in generale, gli Innovation Hub saranno dei veri e propri distretti tecnologici con la mission di aiutare le pmi ad adeguarsi alla nuova rivoluzione industriale. A realizzarli dovranno pensare le rappresentanze di Confindustria e dell’Associazione R.ETE. Imprese Italia, che nasce come evoluzione del “Patto del Capranica” stretto tra Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. L’idea di questi hub nasce dal programma europeo “Digital european industry” dell’aprile2016, che ha messo a disposizione 500 milioni di euro in tutta Europa.
Accanto ai digital hub dovranno svilupparsi anche i competence center, delle realtà che faranno riferimento ad alcune università italiane con l’obiettivo di intensificare le relazioni tra ricerca e pmi. Mentre gli Innovation Hub potranno nascere in modo spontaneo sul territorio nazionale, i competence center saranno pochi e selezionati. Ad oggi il Governo ha individuato le seguenti università: Politecnici di Milano, Torino e Bari, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Università di Bologna, Federico II di Napoli e le Università Venete (tocca rilevare uno sbilanciamento verso il centro-nord del Paese). In tutto il governo italiano prevede di investire 270 milioni di euro per l’attivazione e l’implementazione di queste iniziative.
E’ chiaro che la sfida per innovare sia la produzione, che la gestione e commercializzazione nelle pmi passerà da questi due strumenti e da due “moderatori”: lo Stato per i competence center e le Regioni per gli innovation hub. Viene quindi una domanda in chiusura: La Sicilia saprà fare la propria parte? Il treno dell’innovazione ha tante fermate, ma non aspetta a lungo. Ricordiamocene.
Giuseppe Emiliano Bonura