Gli ospedali siciliani si apprestano a vivere l’ennesima emergenza estiva. A denunciare la questione è la Fsi-Usae Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei che, in una nota inviata ai nove prefetti della Regione denuncia il rischio e le difficoltà a garantire i servizi minimi essenziali, per far fronte ad una popolazione che nei mesi estivi supererà i 7 milioni di abitanti per l’arrivo di più di 2 milioni di vacanzieri (dati Agenzia Nazionale del Turismo – ENIT).
E’ arrivata l’estate e con essa tutti i problemi legati alla carenza infermieristica, medico e sanitario negli ospedali, puntualmente le stesse problematiche di ogni anno. Secondo le segnalazioni di cittadini e lavoratori giunte alle segreterie territoriali del sindacato, tante le inefficienze negli ospedali in particolare nei Pronto Soccorso. “Il Pronto Soccorso si trasforma in una giungla, in cui pazienti, a volte anche rimangono in attesa anche 10-12 ore. Ma la Regione non ha ancora provveduto alle assunzioni promesse entro il famoso novembre 2015 nelle 18 aziende sanitarie e al 118”, denuncia la segreteria regionale della Fsi-Usae.
Nel merito di quanto accade nel sistema sanitario provinciale, la Fsi-Usae ha espresso e denunciato le enormi criticità delle aziende sanitarie relativamente alle dotazioni organiche e di conseguenza le difficoltà a garantire i servizi minimi essenziali. Il personale è sottoposto a turni massacranti, con evidenti ripercussioni sulla qualità delle prestazioni erogate, oltre che ovviamente sulle condizioni di lavoro di ogni singolo operatore.
Non si capisce come la Regione intende far fronte alla gravissima carenza di personale sanitario e quando, e con quali fondi, indire i concorsi. Tanti dunque i problemi che devono ancora essere affrontati, e in merito ai quali cittadini e singoli lavoratori attendono ancora risposte dalle aziende sanitarie.
Sulla rete ospedaliera è calato il silenzio e per ricorrere allo scorrimento delle graduatorie regionali valide e per bandire i nuovi concorsi non si può più aspettare, il personale che è andato in pensione non è stato ancora sostituito.
Una delegazione della Fsi-Usae Sicilia ha visitato, nei giorni scorsi, alcuni ospedali siciliani: grandi e piccoli, delle Asp di Palermo, Catania, Messina e Agrigento, raccogliendo varie lamentele.
“La Sicilia – ricorda il sindacato – ‘vanta’ il triste primato di casi di malasanità, presunti errori medici o di cattiva organizzazione sanitaria. 117 in Sicilia, 36 in Emilia Romagna, 34 in Toscana e Lombardia, 29 in Veneto, 24 in Piemonte, 7 in Umbria, 3 in Friuli, 1 in Trentino. Sono i dati stilati dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario analizzati dal 2009. Non si deve generalizzare e colpevolizzare tutti gli operatori sanitari, la maggioranza di loro opera con professionalità tra mille difficoltà strutturali ed organizzative per salvare vite, come il pochissimo personale del 118, che corre giorno e notte a soccorrere le vittime della strada. Inoltre molteplici le segnalazioni di cittadini che denunciano le lunghe e interminabili liste d’attesa. La sfiducia dei cittadini nei confronti della sanità siciliana li induce a continuare la via dei viaggi della speranza verso il nord. La sanità siciliana regala fiumi di denaro pubblico ai privati e mantiene liste di attesa da terzo mondo”.
Altro problema sollevato dalla Fsi-Usae è la mancanza di posti letto. Ogni provincia dovrebbe avere una media di 3 posti letto per mille abitanti.
“Ne servirebbero il doppio, per colmare il gap – scrive la Fsi-Usae – La Regione parla da tempo di assunzioni di personale sanitario medico e non medico, continuamente rinviate. E, invece, molti reparti specialistici nuovi potrebbero essere aperti. Ad esempio, un caso ancora irrisolto riguarda la mancata apertura dell’ospedale San Marco di Librino e del pronto soccorso del Policlinico di Catania: due monumenti allo spreco. Senza dimenticare l’ospedale di Sant’Agata di Militello: lo scheletro in cemento si può ammirare già dallo svincolo dell’autostrada Palermo-Messina”.
“Gli infermieri, come i medici, si trovano a lavorare negli ospedali siciliani in un clima di tensione – precisa il sindacato – La causa è la carenza del personale presente negli ospedali: in pochi, si sbaglia e scattano facilmente le denunce. I cittadini non si fidano più e gli infermieri in primis, professioni sanitarie ostetriche, riabilitative, tecniche, della prevenzione, e medici, sono sempre più a rischio di aggressioni”.
La Fsi-Usae Sicilia continuerà a lottare per i diritti del personale sanitario e a intraprendere tutte le iniziative che mirano a tutelare i lavoratori.
“Riteniamo che questo percorso normativo lungo e complesso sulle famose assunzioni non faccia altro che illudere i lavoratori. La Regione però continua a non avere consapevolezza della reale situazione in cui versano i reparti e del fallimento del suo operato, discute solo in termini ragioneristici e intanto la gente muore perché non trova strutture adeguate. Senza assistenza sanitaria si muore, non possono essere più tollerati risparmi dove è in gioco la vita umana. Il sindacato ha così scritto e allertato come l’anno scorso le nove prefetture siciliane”.