Ciccio Mannino, fondatore dell’associazione Officine Culturali che gestisce le visite guidate al Monastero dei Benedettini di Catania, interviene con una proposta sul caso del Bastione degli Infetti: “Non bloccare l’appalto, per evitare quanto accaduto in passato con la collina della Purità“. Mannino si riferisce all’importante sito archeologico del quartiere Antico Corso, posto tra la via Plebiscito e l’ospedale Santo Bambino, e la cui sorte – i resti di una Domus romana cementificati e il cantiere bloccato per anni -, sarebbe meglio non toccasse ai lavori sul Bastione, testimonianza delle mura cittadine del XVI secolo.
Cosa è successo in questi giorni
I lavori avviati dal Comune di Catania lo scorso 20 maggio sarebbero troppo invasivi per il sito archeologico secondo quanto denunciato nei giorni scorsi dai residenti della zona di via Torre del Vescovo riuniti nel Comitato popolare Antico Corso. Secondo le informazioni sul progetto recuperate dai membri del comitato, nell’area verrebbero messe ben cinque piattaforme di cemento. Motivo per il quale c’è chi, come il consigliere della prima municipalità Davide Ruffino, chiede l’immediato stop ai lavori. Le critiche del comitato si estendono anche all’iter seguito per l’approvazione dell’opera di recupero, che pur essendo finanziata da fondi regionali per proposte pervenute utilizzando strumenti di democrazia partecipativa, non ha coinvolto i residenti nelle scelte operative. Inoltre, secondo quanto evidenziato dal consigliere comunale Niccolò Notarbartolo l’iter amministrativo per l’approvazione dell’appalto sarebbe stato errato. Su questi temi ha risposto ieri alla nostra testata la Responsabile del procedimento, la dirigente della Direzione Ecologia e Ambiente del Comune di Catania Lara Riguccio, che ha affermato di essere disponibile a “rivedere il progetto insieme al Comitato Antico Corso”. In questo quadro si inserisce la proposta di Ciccio Mannino, che oltre ad aver fondato Officine Culturali è stato in passato tra gli animatori del centro Experia, da cui il Comitato popolare Antico Corso ha preso il via.
La proposta di Mannino
“Ho una visione: tutti invocano il blocco dei lavori e i lavori si bloccano; la ditta fa causa al Comune; si innesca il classico cortocircuito amministrativo-giudiziario; il Bastione diventa inaccessibile per tutti, Comitato compreso; le ruspe arrugginiscono, le piante spontanee avvolgono tutto; noi ci facciamo vecchi con questa ulteriore cicatrice urbana. Se vogliamo imparare qualcosa dalla Purità (che è stata una sconfitta per tutti, nessuno escluso) è che il confronto è l’unico terreno di gioco possibile: su quel terreno i decisori ascoltino, gli stakeholders esprimano istanze e proposte, i tecnici interpretino. Questa è democrazia partecipata.
Come procederei, se fosse possibile tecnicamente:
- Una sospensione leggera e compatibile con gli impegni contrattuali con la ditta: “bocce ferme” per rasserenare gli animi e aprire il confronto.
- Un tavolo (conferenza dei servizi?) di ascolto e co-progettazione con il Comitato Antico Corso, il Comune, i tecnici e la Soprintendenza, dove fare confluire istanze, idee e pareri tecnici.
- Un ridisegno del progetto, tenute conto le voci dei soggetti in campo.
- Un nuovo capitolo del progetto che tenga conto delle attività umane e sociali indispensabili per rendere vivo uno spazio che, seppur significativo, non parla da solo e non solo attraverso cartelli e segnaletiche, ma soprattutto attraverso l’attivismo civico di chi vi dedica tanto tempo della propria vita.
- Una parziale destinazione di questi fondi a quelle attività umane, per riconoscere il loro ruolo di “pubblica utilità” per i processi di consapevolezza e coesione sociale attorno (e grazie) al patrimonio culturale.
Se mi chiedete cosa penso della democrazia partecipata, questo è ciò che penso: non solo un televoto via email per scegliere un luogo, ma un processo collaborativo per decidere che farne, anche nella compatibilità con le sue necessità di tutela.
È un invito alla collaborazione, la mia: che però richiede uno sforzo a tutti i giocatori della partita.
Ai “bloccalavori” di fare una riflessione su cosa comporterebbe (e cosa ha comportato) uno stop senza se e senza ma, resistendo alla tentazione che vincere significa bloccare tutto: vincere è ottenere un progetto partecipato e fare tornare al lavoro il Comitato nei tempi e nei modi più congrui.
Ai “ruspisti”, ricordando loro che quel luogo è fragile e soprattutto significativo per centinaia di catanesi che hanno partecipato in questi anni alle belle attività del Comitato.
Ai decisori, che devono capire di essere ad un trivio: possono andare avanti senza ascoltare nessuno; possono spaventarsi e bloccare tutto (e buonanotte ai suonatori); oppure possono avviare un percorso di mediazione, facilitando la collaborazione dei cittadini per un progetto finale che sia davvero coesivo e partecipato.
Insomma, ancora è possibile salvare la situazione. Saremo capaci anche questa volta di scegliere la peggiore delle strade possibili? Scegliamo il coraggio, una volta tanto.