Spiranza. Un nome perfetto per una barca che al suo interno racchiude tanti messaggi, artistici e non solo. Spiranza è anche il nome del progetto realizzato da Alice Valenti e che ha il suo cuore all’ombra dei Faraglioni di Aci Trezza. Un percorso artistico formato da tre elementi: un antico gozzo, restaurato e decorato da Valenti; un documentario che racconta la storia dei maestri d’ascia del cantiere Rodolico; infine una serie di tele che hanno come tema il borgo trezzoto. La personale di Alice Valenti verrà inaugurata oggi, alle 19, alla galleria KoArt Unconventional Place e sarà ospitata per un intero mese. In occasione del vernissage, via San Michele sarà chiusa al traffico per ospitare la barca e mostrarla ai visitatori.
“Tutto è partito da come il porto di Aci Trezza sia composto da tante piccole cose – racconta l’artista – La storia e la mitologia dei Faraglioni, questo sito geofisico unico al mondo, location di libri come I Malavoglia e film come La terra trema. Un insieme di elementi che portano profonde emozioni“. E un tassello indissolubilmente legato a questo angolo di Sicilia è rappresentato dai gozzi, le antiche imbarcazioni che da secoli solcano il golfo guidate con gesti antichissimi dai pescatori locali.
L’artista è così entrata nel mondo della famiglia Rodolico, che “da quattro generazioni lavorano al cantiere, si sono sempre dedicati a questo mestiere“. Un’arte, quasi, “che perpetua regole e tecniche antiche di secoli. Con il loro amorevole aiuto ho restaurato e decorato Spiranza“. Il racconto dell’ottantenne Turi Rodolico – in difficoltà a causa della mancanza di sostegno da parte delle istituzioni e in lotta con le regole imposte da quegli enti che dovrebbero portarne in giro il nome con orgoglio – colpisce profondamente Alice Valenti. “Tutti ad Aci Trezza adorano e ammirano questa famiglia e il loro operato, sia i turisti che gli abitanti – sottolinea – Eppure le istituzioni non solo non danno aiuto, ma anzi tendono ad affossarla per favorire altre dinamiche di sviluppo che sono il porto turistico e una diversa gestione del territorio“.
Alice dipinge un gozzo al cantiere Rodolico – Teaser
Опубликовано Alice dipinge un gozzo al cantiere Rodolico 7 февраля 2017 г.
Da qui l’esigenza di raccontare la storia in un documentario, “diventato uno dei tasselli di questo progetto“. Il corto – intitolato “Alice dipinge un gozzo al cantiere Rodolico” – ha ottenuto il premio Sicilia in Luce, promosso da Terre di Cinema in collaborazione con l’Istituto Luce; a curarlo Riccardo Napoli, Vincenzo Drago e Salvatore Fallico. “Tutti abbiamo sentito una spinta emotiva: non rimanere indifferenti davanti a un sopruso“, prosegue. “L’intento non è fare una denuncia, ma raccontare la bellezza di qualcosa per evitare che venga aggredita impunemente“.
Per Valenti, Spiranza rappresenta un lavoro molto importante. “Questa è la mia prima mostra personale, finora ho partecipato a delle collettive, è un progetto per me inedito“. Laureata in Conservazione dei Beni culturali a Pisa, la sua vera formazione artistica è avvenuta nella bottega dei carretti siciliani del maestro Micio Di Mauro, ad Aci Sant’Antonio. La scoperta di un linguaggio profondamente legato alla tradizione siciliana tra le più note al mondo l’ha portata a collaborare con Averna (sua l’etichetta speciale 2016 -2017) e a decorare alcuni dei frigoriferi Smeg-Dolce&Gabbana. “Questa volta mi sono distaccata dall’immaginario dei carretti, anche se continuo a occuparmi di qualcosa che è ancora più antico del carro“, spiega. “E a differenza dei carretti, la barca ha ancora una valenza pratica e rappresenta un modo di vivere il mare“.
Un mezzo che è attuale attraverso la cronaca che ogni giorno narra di migliaia di vite affidate al Mediterraneo. “Il fatto di dedicarmi a una barca non poteva lasciarmi indifferente a cosa significa la barca oggi“, afferma Alice Valenti. “Se prima era la sopravvivenza per i pescatori, oggi rappresenta la speranza per i migranti“. Il tavolato di Spiranza, dunque, è “decorato con stralci dall’Odissea, de I Malavoglia e da passi di alcune lettere di migranti arrivati a Lampedusa“. Una narrazione che segue un filo comune: “Ho estrapolato quelle frasi che hanno a che fare con il sentimento dell’ignoto. In un viaggio in mare c’è sempre qualcosa di profondo: il cambiamento, la ricerca di una vita migliore, la sussistenza e la speranza di chi resta a terra“.