Vittoria, da 2 settimane in sciopero della fame per difendere l'azienda

Rosetta Piazza digiuna per dare un segnale forte alle istituzioni nazionali sull'emergenza delle aste giudiziarie

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Da 14 giorni Rosetta Piazza sta digiunando per protestare contro le aste giudiziarie a Vittoria. Da mesi, ormai, la signora con un gruppo di altre donne presidia la “serra della crisi” montata in piazza Gramsci lo scorso inverno per dare un segnale forte contro le sofferenze patite dagli agricoltori e contro il sistema perverso delle aste giudiziarie.

Lo stesso sistema che ha tolto la casa alla signora Piazza – moglie di un imprenditore agricolo – e che ha messo all’asta per 70mila euro la sua azienda valutata 390mila euro.

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Sono drammatici i numeri delle aste giudiziarie in tutto il Ragusano e più volte le amministrazioni locali e i sindaci della fascia trasformata hanno chiesto un sostegno e un confronto con le istituzioni statali.

In particolare il primo cittadino di Vittoria, Giovanni Moscato, ha chiesto un incontro congiunto con il ministro dei Trasporti e dell’Agricoltura sul tema delle agromafie e della formazione del prezzo.

Sul tema è intervenuto anche il presidente di Azione Civile, l’ex magistrato Antonio Ingroia che ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Ci sono donne in sciopero della fame da giorni – scrive Ingroia – che chiedono invano di essere ascoltati. C’è un mondo, quello della piccola imprenditoria, ridotto in macerie dai grossi gruppi di potere, il caso di Maurizio Ciaculli a Vittoria ne è una prova, ma in tutta Italia sono tantissimi i casi analoghi. Agricoltori strangolati dalla crisi e dalle pratiche spesso illegali operate da alcuni gruppi della grande distribuzione, che si scoprono ora anche essere stati infiltrati, addirittura, dalle organizzazioni mafiose”.

Sul tema anche il presidente del consiglio comunale di Vittoria, Andrea Nicosia, è intervenuto con una missiva indirizzata sia al presidente Mattarella sia al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni portando – inoltre – la propria solidarietà alla “serra della crisi”.

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