Beni per oltre 28 milioni di euro sono stati confiscati a un imprenditore ritenuto vicino a Cosa nostra, Salvatore Santalucia. Il provvedimento è stato eseguito dalla Dia di Messina. L’uomo è originario di Roccella Valdemone, Comune nel Messinese, e opera in diversi settori: da quello agricolo al movimento terra, passando per la produzione di calcestruzzo e l’energia rinnovabile. Santalucia, soprannominato Turi Piu, sarebbe stato in contatto con i clan di Barcellona Pozzo di Gotto e con la famiglia Santapaola di Catania.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti nel corso di diverse inchieste, Salvatore Santalucia avrebbe fatto da collegamento tra le organizzazioni messinese ed etnea, permettendo il controllo di attività legate all’edilizia e alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Sono quattro le aziende confiscate, 326 terreni nei Comuni di Roccella Valdemone, Gaggi e Castiglione di Sicilia, 23 fabbricati, 26 veicoli e diversi rapporti finanziari. Un patrimonio che supera i 28 milioni che era già stato sequestrato dalla Dia con tre provvedimenti eseguiti tra il dicembre 2015 e il marzo 2016
Il ruolo di Salvatore Santalucia sarebbe stato quello di referente per gli appalti da assegnare nel territorio di Roccella Valdemone. La sua impresa ha registrato in breve tempo una tanto rapida quanto sospetta espansione. Tra il 2003 e il 2010 l’imprenditore è entrato anche in collaborazione con la società Eolo costruzioni del gruppo Nicastri; la società – che si occupa di costruzione di parchi eolici – è riconducibile a Vito Nicastri, di Alcamo, coinvolto in diverse inchieste della magistratura perché considerato vicino al boss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro.
Il nome di Salvatore Santalucia non è nuovo agli inquirenti. È emerso in diverse operazioni della Direzione investigativa antimafia proprio per i presunti legami con il clan Santapaola e con la mafia barcellonese. Su di lui si concentrano anche alcune dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano.