Operazione navi pulite: ormai si avverte la necessità di fare luce sulla complessa articolazione di soggetti, operatori, che ruotano attorno alla drammatica vicenda dei migranti che ogni giorno tentano di raggiungere l’Italia e l’Europa, con gravi sacrifici umani.
INTERVENIRE ALLA PARTENZA
Una vicenda complessa perché, nell’ordine, deve trovare soluzione, intanto, alla partenza dei migranti dai territori di provenienza, sia dell’Africa che del Medio Oriente che dell’Asia. Poi investe i rapporti con la Libia, dalle cui sponde partono, e quindi occorre trovare modalità concordate che possano consentire una gestione umanitaria che non porti ai naufragi ed all’eccidio di fatto ormai di numerosissime persone, spesso donne e bambini.
INTERVENIRE SULLE ONG
Ed in attesa di una soluzione di questi aspetti che riguardano la politica internazionale e quindi di non facile e tempestiva conclusione, occorre intervenire sulle Ong, sulle navi delle organizzazioni non governative che si sono lanciate su questo “affare”, non tutte spinte da impulso umanitario.
NECESSITA’ DI NUOVE LEGGI
Anche qui emerge chiara la richiesta del procuratore della repubblica presso il tribunale di Catania, Carmelo Zuccaro: occorre predisporre strumenti legislativi nuovi, che si adattino alla nuova situazione, per consentire di intervenire laddove, come appare chiaro, non si seguano regole, non si rispettino non solo le leggi ma le più elementari esigenze umanitarie. Del resto, il fatto che molte di queste navi non siano iscritte nel registro italiano e che non rispondono e non vogliono rispondere alle leggi italiane dimostra la volontà di non volersi assoggettare a regole generali.
INTERVENTI IN ITALIA
Su tutto il mondo che gira attorno ai migranti dal momento degli sbarchi in poi già stanno indagano varie procure italiane, sia per quel che riguarda l’approvvigionamento di vestiari, sanitari e non, indumenti, generi alimentari, assegnazione a strutture ricettive più o meno legali ed improvvisate.
In Calabria ed in Sicilia già sono scattati i primi provvedimenti. Ed un mondo assolutamente grigio si apre per le indagini su quello che fanno i migranti dopo lo sbarco: sfruttamento nelle campagne, “picciotti” nelle mani di mafia e ndrangheta per lo smercio di droga, piccoli reati (al momento) per la sopravvivenza, delitti contro la persona (violenze sulle donne ed omicidi), sia dentro i centri di accoglienza che fuori.
COORDINAMENTO DELLA MAGISTRATURA
Ed è per questo che occorre un maggiore coordinamento tra tutti gli assetti coinvolti nelle operazioni di soccorso di migranti nel Mediterraneo e tra le procure che indagano sui trafficanti di uomini.
Questi indirizzi sono emersi nel vertice, convocato dal procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, che ha riunito a Roma i procuratori dei territori interessati dal flusso migratorio (Sicilia, Calabria, Puglia e Campania), rappresentanti di Frontex, Eurojust, forze dell’ordine, Marina e Guardia Costiera.
Nella riunione – a quanto si apprende – è stato fatto il punto sulla situazione, che è di grande pressione, come dimostrano i continui arrivi di migranti che si susseguono ogni giorno.
E’ stato affrontato anche il tema delle ong, che contribuiscono in modo importante ai soccorsi. Basti pensare che su 29 interventi fatti ieri in mare, ben 18 sono stati quelli di navi umanitarie.
Di questi mezzi (circa dieci unità) soltanto due battono bandiera italiana ed hanno chiesto ed ottenuto la certificazione per fare attività di ricerca e soccorso (Sar).
Le altre navi – che battono bandiera di diversi Stati – non sono assoggettabili alle leggi italiane. I partecipanti alla riunione hanno convenuto sull’esigenza di una maggiore condivisione delle informazioni tra la polizia giudiziaria e gli organismi internazionali