Dalla teoria occorre passare alla pratica: è questo il principale messaggio del seminario “Il lavoro regolare in agricoltura e la legge contro il caporalato (L. 199/2016)” svoltosi questa mattina a Catania per volere della C.I.L.C.A. – cassa extra legem costituita dalle Centrali Cooperative AGCI, Confcooperative e Legacoop e dai Sindacati dei lavoratori del settore agricolo FLAI-CGIL, FAI-CISL, UILA-UIL.
Un confronto che ha visto partecipare esponenti del mondo sindacale, datoriale, politico e istituzionale: lo scopo è quello di rendere operativa ed effettiva anche in Sicilia la legge 199 del 2016 che ha visto nell’onorevole Giuseppe Berretta il principale relatore.
Approvata a ottobre scorso, questa legge in ambito nazionale aiuta le imprese sane a non subire la concorrenza sleale di quegli imprenditori che, invece, sfruttando la manodopera hanno alterato il mercato.
La mancata erogazione di contributi, la non applicazione del contratto, il mancato rispetto delle regole, sono tutti elementi distorsivi rispetto a quella economia sana di cui avrebbe bisogno anche la Sicilia dove la legge tutt’ora resta inapplicata.
“In agricoltura – ha detto Andrea Cavallaro, neo presidente della CILCA – la situazione è abbastanza grave: convegni come quello di oggi servono proprio a portare avanti una doppia tutela, per le cooperative e per i lavoratori, per far sì che la dignità del lavoro sia il perno trainante dell’economia agricola in Sicilia”.
“L’approvazione della legge sul caporalato – ha aggiunto l’onorevole Berretta – è stata una vittoria importante, fortemente voluta dal PD e in particolare dal ministro della Giustizia Orlando. Una legge attesa da tempo che mira a combattere un fenomeno vergognoso, diffusissimo soprattutto nelle campagne italiane, che finora ha colpito circa 400 mila lavoratori sia italiani che stranieri, lavoratori in nero, sottopagati e sfruttati, sostanzialmente ridotti in schiavitù” .
Il deputato PD, componente della Commissione Giustizia della Camera, ha aggiunto: “La nuova legge, frutto di un lungo attento percorso di ascolto dei soggetti sociali più rappresentativi, ha avuto l’obiettivo di riscrivere il reato di caporalato – ha affermato Berretta. – Abbiamo introdotto pesanti sanzioni penali per l’intermediario e per il datore di lavoro che sfruttino i lavoratori approfittando del loro stato di bisogno. Si è voluto così ridare dignità al lavoro nelle campagne, tutelando di fatto anche le aziende sane, che rispettano le regole e i contratti, oggi penalizzate da una concorrenza sleale che scarica i propri costi sulla pelle dei lavoratori”.
E dunque in Sicilia che situazione viviamo? La risposta si è cercata di dare con il seminario di oggi che si prefigge anche l’obiettivo di gettare le basi per un cambiamento nella nostra terra.
A cercare di dare una risposta sono intervenuti esponenti di INPS, INAIL, Ispettorato del lavoro e della cooperazione: tutti chiedano che ci sia collaborazione tra i vari enti se si vuole dare una svolta positiva all’economia siciliana e soprattutto se si vuole garantire la tutela dei lavoratori.
“Crediamo che questa legge – ha detto Gaetano Mancini, presidente regionale di Confcooperative – debba essere una opportunità. L’impresa irregolare danneggia quella regolare: dobbiamo quindi avere coraggio nell’affrontare questa iniziativa attraverso un importante dialogo con gli enti preposti. Chi applica le regole deve essere aiutato mentre chi le viola non deve turbare il mercato”.
Legalità che viene perseguita anche da Legacoop e dall’Alleanza delle cooperative: “Il seminario di oggi – ha detto Giuseppe Giansiracusa – ci permette di puntare l’accento su quanto facciamo noi da tempo: dobbiamo far emergere tutte le sacche del lavoro nero per aiutare chi ne è vittima ma anche per permettere ai chi opera rispettando le regole di non subire danni non indifferenti”
Diversi gli interventi durante il seminario molti dei quali hanno messo in evidenza come il grande assente di oggi, e di questi mesi, è il governo regionale che poco sta attento a tutelare imprenditori e lavoratori.
FLAI-CGIL, FAI-CISL, UILA-UIL hanno ribadito che “politicamente occorrerebbe denunciare chi è assente, sia da un punto di vista legislativo che nell’erogazione di risorse: se si pagassero gli ispettori questi potrebbero vigilare multando chi non rispetta le regole e aiutando il mercato di chi lavora onestamente”.
“Siamo ormai paragonati a dei poliziotti – ha dichiarato Emilio Piscopo – ma ciò che chiediamo, in assenza di una buona politica, è di poter stringere accordi con le procure per tutelare lavoratori e imprenditori e per poter lavorare meglio noi. Alla politica, poi, chiediamo un intervento perché in Sicilia come sempre siamo indietro e, invece, servirebbe uno snellimento delle procedure”.
Giuseppe Patania, dell’ispettorato nazionale del lavoro, ha ribadito che “i dati sono eloquenti: negli interventi condotti nel 2016 abbiamo trovato diverse situazioni al limite, con gente che veniva fatta dormire anche a terra insieme agli animali. Serviva un cambio di rotta e questa legge ci ha aiutato. Più di questo, da un punto di vista legislativo, non si poteva fare. Dobbiamo, però, collaborare tutti, istituzioni e imprese, per garantire l’applicabilità della legge e la tutela di lavoratori e imprenditori: si deve lavorare in una ottica multiforze per contrastare il caporalato”.
All’incontro hanno partecipato anche: Emilio Piscopo, responsabile dell’area vigilanza regionale dell’INPS; Giancarlo Sponchia, presidente Aniv; Giovanni Greco, presidente ordine dei consulenti del lavoro; Gaetano Minutoli, Direttore INPS Catania; Domenico Amich, Dirigente dell’ispettorato territoriale del lavoro di Catania; e Carmel La Macchia del centro studi Adris.