Costa (Siciliani Liberi): "E' finito il tempo di essere schiavi"

L'esponente del movimento indipendentista punta ad allargare la base: Palermo un test importante

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Nella storia isolana l’indipendentismo è stata una sirena ammaliatrice costante e che si è riproposta con diversi uomini e in svariati periodi storici. Indipendentismo da non confondere con “autonomismo” di lombardiana memoria. Massimo Costa – esponente del movimento Siciliani Liberi – chiarisce immediatamente la differenza mettendo in primo piano la richiesta di indipendenza dell’isola e chiama Palermo non il capoluogo ma “la capitale”.

Siciliani Liberi ha lanciato un allarme sulla nuova legge elettorale, cosa non condividete?

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“Dalle prime notizie di stampa pare che si vogliano mettere fuori legge i partiti regionali violando la norma costituzionale che pone sbarramenti e premi di maggioranza su base regionale anziché statale. Noi stiamo valutando anche di fare ricorso perché sarebbe una violazione della Costituzione”.

La Sicilia non è libera? 

“La Sicilia, nel corso della sua storia, ha vissuto pochi momenti di libertà, e dal 1400 in poi si sono molto ristretti gli spazi liberi per il popolo. Siamo passati dai viceré al Regno delle Due Sicilie sino a Garibaldi. Con quest’ultimo abbiamo segnato parecchi passi indietro e siamo stati schiavi. Schiavi trattati bene, nei primi decenni dopo la concessione dell’Autonomia, ma pur sempre schiavi. Negli ultimi decenni i siciliani hanno vissuto in condizioni opprimenti e adesso per i nostri giovani non c’è futuro. Noi siamo un partito indipendentista e vogliamo recuperare libertà e dignità”.

Ci sono state già esperienze politiche, anche alla guida della Regione, che hanno cavalcato l’onda dell’orgoglio sicilianista. In cosa vi differenziate?

“C’è stato l’autonomismo che ha rappresentato soltanto una diramazione regionale dei partiti nazionali. L’Mpa era una lista dei notabili dei partiti che governavano con vecchi metodi e il collante non era una idea di Sicilia ma il potere. L’indipendentismo sinora non ha contato su grandi mezzi e nemmeno su una classe dirigente strutturata. Noi vogliamo rappresentare l’alternativa parlando sia del passato della nostra terra ma sopratutto del futuro”.

Come lo farete?

“Abbiamo una classe dirigente giovane e che non viene dai partiti: tutta un’altra storia rispetto ad altri movimenti”.

In vista delle prossime regionali come vi muoverete?

Noi stiamo facendo delle considerazioni: c’è una richiesta molto forte di un movimento che rappresenti i siciliani e al momento non c’è un grande schieramento sicilianista. Non vogliamo, però, fare solo delle battaglie di rappresentanza e per questo valuteremo i risultati di Palermo ove abbiamo un nostro candidato. Sono consultazioni diverse da quelle regionali ma potremo capire se i siciliani sono disposti ad aiutarci in questa grande battaglia”.

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