La nave Phoenix di Moas con a bordo 394 migranti prelevati nel mare Mediterraneo è giunta al porto di Catania con a bordo il cadavere di un ragazzo ucciso a colpi di arma da fuoco.
Ancora non certe le dinamiche dell’omicidio, che secondo le prime testimonianze rese agli investigatori dal personale della Ong, prive comunque di valore probatorio, sarebbe avvenuto su un gommone ad opera di un trafficante che voleva il suo cappellino da baseball. Apparentemente futili motivi, quindi, che dimostrerebbero ancora una volta la pericolosità dei soggetti coinvolti.
A bordo della Phoenix, che opera quotidianamente davanti alle coste libiche, come già documentato anche dalla nostra testata , anche Regina Catrambone, fondatrice al marito Christopher, noto finanziatore dei democratici americani, della Moas, Ong accusata nei giorni scorsi in un articolo de “Il Giornale” del reporter di guerra Gian Micalessin di aver svolto “insieme ad Emergency operazioni di salvataggio irregolari”, tali da far pensare, “secondo fonti militari maltesi allo svolgimento di operazioni di intelligence”, come denunciato dal capogruppo alla Camera dei deputati di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli.
“Io non lo vedo il procuratore Zuccaro. Noi vorremmo collaborare con tutti. Tutti mi chiedono di questo procuratore, ma io non lo conosco e credo che lui non conosca né me né mio marito. Se bisogna fare un’indagine ben venga, ma non gli stillicidi mediatici, facciamoli nelle aule dei tribunali con le porte chiuse e con la segretezza…“, ha attaccato Regina Catrambrone, che poi ha rincarato la dose difendendo l’operato della propria organizzazione: “Mi chiedo come mai queste domande in questo momento in cui abbiamo portato il corpo senza vita di un ragazzo di soli 19 anni che è morto per mano dei trafficanti veri. Noi non siamo trafficanti, noi siamo persone che non sono riuscite a restare indifferenti alle morti in mare. E dopo la terribile tragedia delle 368 persone morte al largo di Lampedusa abbiamo partecipato a Mare Nostrum rispondendo anche all’appello dell’Europa che chiedeva un intervento concreto per aiutare l’Italia. Risposta che non c’è stata da nessuno tranne che dalla società civile e da alcuni singoli che eravamo io e mio marito e abbiamo sempre cooperato con tutti con Frontex, con la marina militare italiana”.
“Noi chiediamo rispetto – ha concluso – per tutto il personale delle Ong e delle organizzazioni umanitarie che cooperano in mare”.