Una dottoressa è stata picchiata, ieri sera, al pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania. Calci e pugni da parte di una paziente che, visitata, pretendeva di effettuare gli accertamenti non urgenti nello stesso ospedale e subito. Aggredita anche un’infermiera, che era intervenuta ad aiutare la professionista. La denuncia viene da una nota del sindacato Fsi-Usae, la Federazione sindacati indipendenti.
Non è la prima volta che l’ospedale Vittorio Emanuele sale agli onori della cronaca per motivi simili. A gennaio un medico è stato aggredito nel corso di un vero e proprio raid punitivo compiuto da un gruppo di persone successivamente identificate. A febbraio il conto delle violenze ai danni di personale negli ospedali etnei era fermo a 54 casi.
Duro il commento del sindacato di categoria. “È inconcepibile che, ancora oggi, dopo appelli, denunce, richieste di incontri con i prefetti e comunicati stampa, gli infermieri, medici e tutto il personale sanitario dei pronto soccorso e dei reparti che operano, in prima linea, per la tutela del cittadino, siano oggetto di aggressioni”, afferma Calogero Coniglio, segretario territoriale della provincia di Catania e coordinatore nazionale Fsi-Usae. “Ancora una volta ci ritroviamo a raccontare e denunciare episodi in cui colleghi, armati solo di competenza, serietà e professionalità, si scontrano con l’arroganza e la prepotenza di chi conosce solo il linguaggio della violenza”, prosegue.
L’appello del referente è diretto alle istituzioni “e a tutti quelli che hanno preso atto che con un personale sanitario impaurito e sovraccaricato non può essere più garantita l’assistenza, la città non merita questo indegno calpestio del più elementare diritto quale quello della salute”.