“Checché se ne dica, lo stato di salute del settore è buono. La madre terra ci dà prodotti che sono di eccellenza riconosciuta“. Claudio Luca è il nuovo presidente provinciale di Cna Agroalimentare. Artigiano originario del Catanese, guida un’azienda che produce e lavora pistacchio a Bronte. Adesso si trova a guidare per la Confederazione uno dei comparti fondamentali per l’economia e la storia della Sicilia.
“Ovviamente dobbiamo crescere e migliorare – sottolinea Luca – L’agroalimentare ha bisogno di una burocrazia più snella e istituzioni più attente“. Un ruolo che “Cna già svolge: fare da tramite per gli iscritti, risolvere i loro dubbi e i loro problemi“. E farsi sentire nei tavoli in cui si dettano le regole. “Chi stabilisce le norme, non ha mai fatto questo lavoro“, dice. “È come se io facessi un manuale di profilassi per un chirurgo, non capirei nulla“.
I piccoli produttori e artigiani dell’agroalimentare allo stato attuale sono sommersi da regolamenti emessi da autorità molto diverse tra loro, da quelle sanitarie alle forze dell’ordine. “A volte siamo costretti ad avere a che fare con sei-sette enti che tra loro non dialogano – commenta – Fanno perdere tempo e denaro“. A farne le spese, oltre a chi fa già parte di questo mondo è anche chi si lancia nel mercato. “Aprire un nuovo laboratorio significa avere a che fare con una giungla di vincoli e regole“.
Per questo motivo Claudio Luca mette in rilievo il compito del gruppo che adesso guida a livello regionale. “Quando si presenta un’organizzazione di settore è più semplice farsi sentire“. Anche perché, dal canto suo, “l’attenzione politica è solo in fase elettorale, tocca a noi muoverci“. Secondo il neo-presidente di Cna agroalimentare “la funzione informativa è fondamentale anche per poter attrarre clienti dall’estero – sostiene Luca – Dobbiamo selezionare mercati ricchi che possano valorizzare la nostra economia“.
In questo dovrebbero aiutare gli eventi, da esperienze come l’Expo di Milano ad altre rassegne organizzate sul territorio. È sufficiente quanto fatto finora nella valorizzazione dei prodotti locali? “No“, risponde nettamente Claudio Luca. “A volte si tratta di manifestazioni fini solo a se stesse, delle passerelle. Dobbiamo essere più penetranti e incisivi“, prosegue. Almeno sulla carta, il G7 di Taormina poteva essere la giusta occasione. “Invece tutta la Sicilia è stata tagliata fuori – afferma – Hanno solo asfaltato due strade, speso milioni di euro e blindato Taormina“.
La strada che Claudio Luca ha davanti a sé in questo mandato è chiara. “Vogliamo aiutare i nostri artigiani a non subire questo calvario – dice – A volte sembriamo limoni da spremere attraverso le tasse, ma tutto il settore pubblico non potrebbe esistere senza i nostri contributi“. Nell’immediato c’è da “regolamentare molti settori, come quello della panificazione“. L’obiettivo è “vigilare sulla qualità così da dare qualcosa che caratterizzi il marchio Cna, perché non siamo commercianti, siamo artigiani“, precisa. Poi aggiunge: “Abbiamo l’oro nelle mani. Se non siamo così pazzi da rovinarci, possiamo farcela da soli“. Anche perché “quando siamo fuori siamo considerati aziende di altissimo profilo, ma fra noi ci diamo poco credito. Dobbiamo avere più fiducia“.