Oltre il 60 per cento degli utenti dei pronto soccorso e dei servizi diagnostici pubblici catanesi è anziano: la fascia più indifesa e vulnerabile di fronte a disservizi e interminabili liste d’attesa. A settembre è prevista un’indagine per valutare la situazione, ma occorre, intanto, far partire i presidi territoriali per alleviare i disagi.
È quanto emerso dall’esecutivo della Fnp Pensionati Cisl di Catania, che ha affrontato oggi i temi della riforma sanitaria siciliana e le ripercussioni sulla popolazione anziana.
«Valutiamo comunque positivamente la portata della riforma – afferma Marco Lombardo, segretario generale della Fnp Cisl etnea – specialmente per l’apertura alle nuove assunzioni e all’avvio della riorganizzazione territoriale. Attendiamo di valutarne i primi effetti, soprattutto per tutelare gli interessi della popolazione anziana che è quella che usufruisce in gran parte dei servizi».
Secondo Lombardo, «fonte di preoccupazione sono le liste di attesa nei presidi ospedalieri per sottoporsi ad accertamenti diagnostici, causa di gravi disagi negli utenti anziani, che potrebbero invece essere molto alleggerite con l’impiego del Punto unico di accesso, il cosiddetto Pua».
«Proprio in questo senso – aggiunge – a settembre, daremo mandato all’Università di Catania di svolgere un’indagine presso gli utenti per comprendere che cosa non va e come potrebbe essere migliorato. Non vorremmo trovassero conferma i nostri timori di dirottare sulla sanità privata pazienti che, a volte, non possono sostenere neanche le spese per le cure farmacologiche».
«Ecco perché va realizzata concretamente la medicina territoriale – conclude Lombardo – perché la riduzione delle guardie mediche nei Comuni e il mancato avvio dei Pta, i presidi territoriali di assistenza, obbligano spesso gli utenti a rivolgersi ai pronto soccorso anche per un codice bianco, per il quale i tempi di attesa si dilatano enormemente. Anche per questo, condividiamo le preoccupazioni dei sindaci di Caltagirone e Giarre, e dei loro distretti socio-sanitari, che lamentano pesanti difficoltà per gestire i servizi sanitari nei loro comprensori».