“La gentilezza è la rabbia è un volume di architettura sui generis. Non ha disegni e tavole, ma ha delle epistole“. 150 lettere scritte da Giancarlo De Carlo – architetto ligure di fama mondiale, scomparso nel 2005 – sul recupero del monastero dei Benedettini di Catania. Un dialogo anomalo che si svolgeva con il geometra Antonino Leonardi, responsabile dell’Ufficio tecnico dell’ateneo che fino alla sua morte, avvenuta lo scorso 25 novembre, ha lavorato instancabilmente tra i corridoi del complesso monastico. A curare il volume, che verrà presentato giovedì alle 17.30, è stata Claudia Cantale, responsabile comunicazione di Officine culturali.
“Il titolo lo ha scelto Leonardi nel 2014, quando mi ha chiesto di aiutarlo in questo progetto editoriale“, racconta Cantale. “Gentilezza e rabbia sono due caratteristiche di De Carlo. Leggendo le lettere emergono questi tratti del suo carattere“. Non si trattava di una rabbia distruttrice o senza scopo, ma una continua energia che veniva messa in opera nelle visioni capaci di scuotere l’architettura contemporanea. “Era un professionista che aveva passione, cura dei dettagli e un’estrema attenzione anche nei confronti di chi lavorava con lui“. Che fossero i dipendenti degli studi di architettura oppure gli scalpellini e gli idraulici. “Il titolo si cuce addosso anche alle spalle di Leonardi – precisa la curatrice – È stata una persona molto arrabbiata, ma noi abbiamo conosciuto anche altri aspetti del geometra: un professionista, una uomo molto intelligente, capace di regalare moltissimo“.
Il volume ripercorre un periodo che va dagli anni ’80 alla morte dell’architetto. “De Carlo scriveva queste lunghe missive e il geometra rispondeva telefonicamente. Alcune lettere sono divertenti, altre drammatiche, altre ancora commoventi – elenca Claudia Cantale – In una De Carlo dice che il monastero è il suo testamento e lo affida a Leonardi“. Superati gli anni 2000, infatti, erano subentrati altri sentimenti. “Nella penultima lettera emerge l’amarezza dell’architetto“. Il suo ultimo progetto catanese, il recupero della Purità, viene bloccato; non viene invitato all’inaugurazione dell’auditorium dell’ex monastero a lui intitolato; infine si avvicina il momento del pensionamento di Nino Leonardi.
“De Carlo amava molto le città della Sicilia e riteneva che Catania fosse l’ultimo luogo che potesse accogliere un progetto come quello che aveva in mente“, spiega Cantale. “La definisce una città intelligente, aperta, ma piena di contraddizioni – prosegue – non diversa da tutte le altre città del mondo“. Quarant’anni fa, quando il Comune dona all’università il complesso monastico e il recupero viene affidato a De Carlo, “l’architetto veniva fuori dalla delusione di Palermo, dove non era riuscito a portare a termine il progetto di recupero del centro storico“.
Alle falde dell’Etna incontra un altro personaggio importante per il futuro del monastero, il professore Giuseppe Giarrizzo, preside dell’allora facoltà di Lettere. “De Carlo scrive che con Leonardi trovavano le soluzioni mentre guardavano l’architettura – dice – Erano riusciti a trovare un linguaggio comune tra loro“. Un’unione tra professionisti alla quale si aggiunge la visione di Giarrizzo. “Penso che quando si assisteva a un loro incontro bisognava stare in silenzio, cercando di capire cosa tre uomini di grande intelligenza, con le loro differenze, potevano raccontarsi“, immagina Cantale.
All’interno del monastero oggi “molto resta da fare rispetto a quello che si erano prefigurati“. Però “dal punto di vista della fruizione, pensiamo che Leonardi fosse soddisfatto“, continua Claudia Cantale. Complice anche l’impegno dell’associazione Officine culturali nella fruizione della struttura di piazza Dante, un lavoro che spesso si è avvalso della sua collaborazione. “Forse De Carlo lo avrebbe voluto più aperto, soprattutto sul quartiere“. Nei progetti dell’architetto, infatti, erano previsti la possibilità di utilizzare il ponte di collegamento con il Vittorio Emanuele e una diversa apertura su piazza Vaccarini e sul giardino via Biblioteca.
La presentazione del libro si terrà proprio nello spazio verde sul quale si affacciava l’ufficio di Leonardi, un enorme archivio nel quale sono custoditi anni di lavoro e storie più o meno note della città. “Prima di morire, oltre a titolo, il geometra ha scelto anche il luogo e la data in cui si sarebbe svolta la presentazione“, svela la curatrice. “Il 13 aprile non è un giorno casuale: è l’anniversario in cui, quarant’anni fa, il Comune e l’università hanno firmato l’atto di donazione al monastero“. Una data in cui il geometra e l’architetto faranno un nuovo dono a Catania.