Un giovane agronomo siciliano riscopre la cicerchia e i legumi della tradizione

Il prodotto tramandato dai contadini di Licodia Eubea è diventato molto richiesto grazie anche all'impegno di Riccardo Randello. E l'esperto punta alla riscoperta di altri alimenti tipici: "In Sicilia esiste il 25 per cento della biodiversità dell'intera Europa - afferma - È un patrimonio immenso"

cicerchia
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Un prodotto tipico che per secoli è stato la base dell’alimentazione contadina, tramandato di padre in figlio, oggi importante tassello della biodiversità siciliana. È la cicerchia, un legume-simbolo di Licodia Eubea, che sta vivendo una vera e propria riscoperta grazie all’impegno di un giovane agronomo di 29 anni, Riccardo Randello.

Mi sono laureato in Agronomia nel 2015 e, quando è arrivato il momento di scrivere la tesi, mio fratello e altri amici mi hanno consigliato di occuparmi della cicerchia – racconta – È stato un successo e da allora non ho più smesso“.

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Il piccolo Comune ibleo ha “da sempre portato avanti la salvaguardia di questo legume – precisa Randello – Già dagli anni ’70 non viene più censito, non si vende nei negozi“. La semina avviene in inverno; la raccolta, a mano, a giugno. Si tratta di un prodotto con un alto valore proteico, per questo veniva consumato quasi quotidianamente dai contadini.

In Sicilia i semi sono stati tramandati di generazione in generazione in poche aree: nell’Ennese, nel Palermitano e a Licodia. Qui la farina di cicerchia viene usata per realizzare la patacò, “una polenta che si mangia con broccoli e salsiccia, è un piatto che fa restare sbalordito chi lo assaggia – assicura l’agronomo – Ma adesso gli chef si stanno sbizzarrendo a trovare delle varianti e da tutta la Sicilia mi chiamano per avere la farina

La diffusione del legume licodiano sta conquistando gli addetti ai lavori, grazie anche all’impegno di Randello e al sostegno del dipartimento di Scienze delle produzioni agrarie e alimentari dell’università di Catania e di altri enti di ricerca.

Oggi abbiamo moltissime richieste a livello regionale – prosegue – Non sono legumi prodotti a livelli industriali, c’è un grande lavoro manuale, ma ci stiamo inserendo in questo nuovo rinascimento agricolo in atto negli ultimi anni“. A contribuire in maniera determinante è anche “la maggiore consapevolezza di quello che si mangia“, specifica Riccardo Randello.

Assieme alla diffusione della cicerchia, alla quale è dedicata una sagra nel mese di dicembre, il giovane agronomo punta alla riscoperta di altri alimenti tipici come la fava larga di Leonforte e diversi tipi locali di ceci. “La Sicilia rappresenta il 25 per cento della biodiversità dell’intera Europa e il 50 per cento di quella italiana – afferma – È un patrimonio immenso“. E il piccolo legume ibleo può “fare da volano per altri prodotti di Licodia“.

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