Daniele Pavone interviene da esperto sulla riutilizzazione di un tratto ferroviario dismesso di grande valore paesaggistico, ricordandone origine, uso e successivo abbandono.
“Riguardo alla riqualificazione come pista ciclabile del tracciato dismesso della linea secondaria Siracusa – Ragusa con diramazione Bivio Giarratana – Vizzini, tornato di attualità grazie a una nota del Lab 2.0, avendo tra gli altri contribuito alla sua progettazione nella veste di esperto per l’inquadramento storico e bibliografico nell’ambito del gruppo tecnico di lavoro dell’Assessorato al Territorio e Ambiente della Provincia Regionale di Ragusa, coordinato dallo stesso Ente, dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Ragusa e dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali, vorrei evidenziare alcuni aspetti che permettano di comprendere le potenzialità della valorizzazione di questa importante realtà nella storia recente del nostro territorio.
“Come nel caso di tantissime altre ferrovie locali italiane a scartamento ridotto di 950 mm, anche la nostra ebbe una vita piuttosto effimera: ideata sul finire del XIX secolo per meglio collegare le aree interne del Sud Est escluse dalla realizzazione dell’attuale linea RFI Siracusa-Gela, fu gestita dalla S.A.F.S. (Società Anonima per le Ferrovie Secondarie della Sicilia) e venne attivata a partire dal 1915 e chiusa definitivamente al traffico il 30 giugno 1956; sulla tratta a servizio di Ragusa, attiva dal 1922, il servizio fu sospeso già nel 1949.
“Solo pochi anni dopo la chiusura, i binari vennero smantellati e le proprietà vendute: su questa scelta, invero poco lungimirante, influì la volontà di favorire il trasporto su gomma, anche se in realtà alcune località erano penalizzate dalla distanza delle stazioni dal relativo centro abitato, talvolta ulteriormente gravata dalla notevole differenza di quota come nei casi di Chiaramonte Gulfi o dei paesi della Valle dell’Anapo.
“Resta il venir meno di una via di comunicazione che pure si era dimostrata utilissima negli anni della guerra, che tra gli altri permetteva il collegamento su ferro tra Ragusa e Catania via Vizzini attraverso un percorso di gran lunga più breve rispetto a quello attuale e che, non da ultimo, già negli anni ’30 si era distinta per le potenzialità turistiche come unica via di accesso al sito archeologico e naturalistico di Pantalica, dal 2005 Patrimonio dell’U.N.E.S.C.O..
“Oggi il sedime della Siracusa – Ragusa/Vizzini è una splendida greenway, purtroppo non interamente percorribile specie nel siracusano perché in parte obliterata dall’espansione delle periferie, mentre alcuni fabbricati sono stati trasformati o demoliti. Ad esempio, nel caso di Ragusa, risulta totalmente scomparsa l’area della stazione con i relativi edifici, si conserva solo il fognolo di un’asta di manovra “monumentato” in anni recenti come altare in memoria delle vittime del lavoro; più fortunato il destino del tratto iniziale della piena linea, sopravvissuto perché condivide i primi chilometri dei binari RFI in direzione di Gela, per poi separarsene in prossimità dello Stadio Comunale Aldo Campo; da qui in poi il tracciato seguiva l’andamento dell’attuale Via Cartia (restano ancora alcuni fabbricati come il casello sulla rotatoria dell’attuale Via Ettore Fieramosca, dove un tempo sorgeva un passaggio a livello), fino all’area un tempo occupata dalla stazione di Nunziata, il cui fabbricato esiste ancora, sebbene profondamente trasformato e ampliato.
“Già da queste poche righe che riassumono la storia della Siracusa – Ragusa/Vizzini è facile comprendere la reale portata del progetto di riqualificazione che concettualmente non può certo limitarsi alla pur felice realizzazione di una pista ciclabile sfruttando i pochi chilometri iniziali che attraversano l’area urbana di Ragusa, ma che riguarda più estesamente la valorizzazione di un aspetto peculiare della storia del nostro territorio e, non da ultimo, la sua fruizione: si pensi solo alla potenzialità turistica di un percorso che di fatto collega direttamente Ragusa al suo altopiano, all’area demaniale di Calaforno (dove il tracciato risulta particolarmente affascinante anche per la nutrita serie di tunnel che lo caratterizza), a Giarratana, a Palazzolo Acreide per giungere infine nel cuore della Valle dell’Anapo con il sito di Pantalica, il tratto più caratteristico e spettacolare della linea, con numerose gallerie e i caratteristici ponti in calcestruzzo non armato.
Un percorso di ineguagliabile valore paesaggistico, naturalistico e archeologico, che collega tra loro diverse realtà patrimonio dell’U.N.E.S.C.O. e che del resto aveva trovato già un primo riscontro nel finanziamento della tratta di circa 10 Km compresa tra le stazioni di Chiaramonte Gulfi e di Bivio Giarratana, poi bloccato. A latere, era già in fase di valutazione la progettazione di un museo dedicato.
Un progetto di riqualificazione che rientra a pieno titolo tra le azioni volte alla valorizzazione del patrimonio ferroviario, settore oggetto di crescente interesse per le finalità turistiche, corroborato dal successo di iniziative come i recenti treni storici che hanno percorso anche i binari del Val di Noto, senza contare la notevole affluenza registrata dal Museo Ferroviario Nazionale di Pietrarsa, visitato proprio in questi giorni per celebrarne il restyling dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, giunto col Treno Storico Presidenziale e che lo ha definito come “un luogo che lascia senza fiato”; questo Museo fu inaugurato nel 1987 e i lavori furono diretti dall’ing. Piero Muscolino, originario della nostra Vittoria e autore del libro “Le Ferrovie della Sicilia Sud – Orientale” che rimane una pietra miliare nello studio della storia delle ferrovie iblee.