Si è concluso il 2° Corso di formazione per tutti i volontari Caritas della diocesi presso il Museo Diocesano di Catania, una sessione ricca di approfondimenti e spunti che hanno fatto riflettere sulle ragioni e sulle sfide del servizio di volontariato. Tanti i partecipanti durante i tre appuntamenti pomeridiani che si sono conclusi con dibattiti e testimonianze. I relatori hanno condiviso la loro esperienza e la loro professionalità.
Don Piero Galvano, direttore Caritas Catania, ha presieduto il “Corso” iniziando gli incontri sempre con la “Preghiera dei Volontari” ed ha ringraziato tutti, partecipanti e relatori, per la collaborazione nel servire i poveri.
La prima relazione è stata tenuta dalla dott.ssa Carmela Impeduglia, assistente sociale, che ha affrontato il tema dell’ incontro con l’altro “come opportunità di crescita”: incontrarsi è un’ arte – ha detto citando in proposito diversi pensatori, sociologi e psicoterapeuti – e questo presuppone sempre un allenamento. L’incontro è un’opportunità di crescita per i soggetti che interagiscono fra loro, perché nella connessione si innesca un processo creativo che inevitabilmente cambia il modo di percepire se stessi e gli altri.
Possono però intervenire sempre molti ostacoli nella relazione se il volontario non mette in campo, lui per primo, la fiducia (che porta allo svelamento delle personalità che interagiscono), la sintonia (entrare in armonia, in accordo con sguardi, parole, atteggiamenti, componenti molto importanti della relazione), l’attenzione agli equilibri (perché vicinanza e distanza interpersonale vanno sempre regolate, il che significa rispettarsi, comprendere e valutare le esigenze del momento).
La dott..ssa Impeduglia ha poi concluso la sua relazione con la proiezione del cortometraggio “Il circo della farfalla” del regista Joshua Weigel, che ha mostrato, in modo inequivocabile e toccante, come è possibile scorgere il “soffio di Dio” nell’altro quando quest’ultimo appare come tutto il contrario della bellezza.
Il secondo giorno del Corso è stato guidato dalla dott.ssa Paola Fecarotta, psicologa / psicoterapeuta di Catania, che ha parlato della “paura” nell’incontro con l’altro. “L’eccessiva diffidenza nei confronti degli altri – ha detto – è molto spesso un retaggio dell’educazione viziata che si è ricevuta dai genitori. Insegnare ai bambini che il mondo è molto più minaccioso che amico, che la diversità degli altri è, prima di tutto, un pericolo, è la premessa per creare dei futuri adulti facilmente sospettosi nei confronti del prossimo.
“E’ istintiva la paura – ha aggiunto – nei confronti di chi non si percepisce in modo familiare, che è fuori dai propri schemi abituali, ma c’ è una soluzione a questa difficoltà, ha spiegato la dott.ssa Fecarotta. Riuscire a stare davanti alla persona “insopportabilmente” diversa da me, significa intanto cercare di conoscerla, di sapere qualcosa di lei, di farla diventare non una categoria (l’extracomunitario, il povero), ma una persona”.
Relatore del terzo e ultimo incontro è stato il sac. Antonino De Maria, direttore istituto superiore di Scienze Religiose S. Luca di Catania, che è intervenuto sui “fondamenti biblici del volontariato”. “Una personale determinazione a esprimersi con atti di generosità, lo si faccia pure per ottenere la “vita eterna” promessa dall’Evangelo, non può essere il giusto atteggiamento interiore del volontario cristiano. Se al centro della caritativa c’è l’Io – ha detto don De Maria – il mio prossimo è colui che si merita la mia sovrabbondante bontà e dunque, in questo senso, la generosità è legata all’impeto etico e non a Dio. Amare il prossimo come me stesso significa guardare chiunque mi stia di fronte, fosse pure Caino, con lo stesso amore con cui Dio lo guarda. E come ama Dio? Le Sacre Scritture ce lo raccontano. L’Evangelo è l’annuncio di questo Amore eternamente e profondamente presente in tutti i giorni degli uomini”.
Ha concluso don De Maria: “Non possiamo vedere il volto di Dio nel povero se abbiamo una idea sbagliata di Dio”.