Un’alleanza tra impresa e ricerca per promuovere l’acquisizione di know how e nuove tecnologie a sostegno dell’innovazione e dello sviluppo del tessuto produttivo. Vanno in questa direzione i due accordi siglati nei giorni scorsi da Confindustria Catania con gli Istituti di Chimica Biomolecolare di Napoli e la sua Sede secondaria di Catania e con l’Istituto di Microelettronica e Microsistemi della città etnea, che fanno tutti capo al Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Non solo acquisizione di nuove tecnologie e know how, ma anche divulgazione della cultura d’impresa e creazione di start up, addestramento e alta formazione delle risorse umane rientrano tra gli obiettivi indicati nelle due convenzioni che si inseriscono nell’ambito del “Patto per la ricerca e l’innovazione” con il quale Cnr e Confindustria hanno già sancito, a livello nazionale, nel 2013, l’avvio di una collaborazione per attuare programmi di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale.
“Costruire un rapporto sempre più strutturato e continuativo tra imprese e un partner d’eccellenza come il Cnr – afferma il vicepresidente di Confindustria Catania Antonello Biriaco – significa poter contare su un patrimonio di cervelli al servizio dell’innovazione e della crescita competitiva di tutto il tessuto produttivo. Oggi anche le piccole e medie imprese possono allargare i loro orizzonti facendo leva su questa grande opportunità che consente loro di soddisfare fabbisogni tecnologici e di innovazione. Noi avremo il ruolo di facilitatori di questo percorso, ben felici che la ricerca esca sempre più dal laboratorio per incontrare le esigenze del mercato”.
“Per decenni la nostra attività di trasferimento tecnologico si è consolidata trovando il suo sbocco naturale nelle grandi imprese del territorio – spiega Vittorio Privitera, responsabile della sede di Catania – Università dell’Istituto per la Microelettronica e Microsistemi del Cnr -. Adesso vogliamo rafforzare il dialogo e lo scambio con l’industria puntando ad ambiti tematici nuovi che riteniamo possano interessare il mercato in modo trasversale: dal fotovoltaico avanzato allo sviluppo di nuovi materiali per la sensoristica, dalla fotonica alle nanotecnologie per la purificazione dell’acqua, una tecnologia, quest’ultima, messa a punto nell’ambito del progetto “Water”, finanziato dal settimo programma quadro della Commissione europea con 4 milioni di euro, che ha avuto come capofila proprio il nostro istituto”.
“A 15 anni dalla sua fondazione, l’Istituto di Chimica Biomolecolare – dichiarano Vincenzo Di Marzo, direttore dell’istituto, e Nicola D’Antona, responsabile della sede di Catania – è pronto a fare tutto quanto è necessario per il trasferimento delle sue competenze in ambito biotecnologico, e delle sue scoperte nel campo della chimica dei sistemi e dei processi biologici, al mondo industriale Italiano. In particolare, l’applicazione di metodologie innovative per l’identificazione di nuovi principi attivi nel settore farmaceutico e nutraceutico e di nuovi processi biosostenibili da utilizzare come fonti di energia rinnovabile e soluzioni per lo smaltimento e sfruttamento dei rifiuti dell’industria agroalimentare, non possono prescindere da una stretta collaborazione con consorzi e associazioni, anche locali come Confindustria Catania, nate per facilitare la nascita e lo sviluppo di realtà produttive del Paese”.