Destano preoccupazione, tra le cooperative sociali che gestiscono strutture psichiatriche residenziali e servizi domiciliari, i tagli previsti dal nuovo Piano delle azioni e dei servizi sociosanitari con il quale gli assessorati della Salute e della Famiglia si apprestano ad introdurre alcune misure correttive al sistema dei servizi sanitari e sociosanitari.
A lanciare l’allarme è Michele Cappadona, presidente di AGCI Sicilia, che rappresenta circa 260 consorzi e cooperative sociali impegnati nell’assistenza a disabili, minori, anziani.
«Emerge la volontà di dare un assetto organizzato al sistema dei servizi sociosanitari attraverso la gestione coordinata tra gli assessorati della salute e della famiglia che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe garantire maggiore efficienza. Riteniamo utile l’adeguamento dell’offerta dei servizi socio assistenziali alle nuove dinamiche sociali, ma a destare perplessità sono i nuovi standard strutturali richiesti per le strutture psichiatriche residenziali. Non è chiaro quale sarà il futuro di quelle esistenti e non è ipotizzabile che queste possano adeguarvisi in maniera del tutto indolore».
Quali sono le preoccupazioni maggiori?
«Uno degli aspetti allarmanti è sicuramente quello relativo agli standard organizzativi e alle figure impiegate. Secondo il nuovo Piano, O.S.S. e O.S.A. subiranno una considerevole diminuzione delle ore lavorative e questo rischia di ripercuotersi negativamente sulla qualità dei servizi, senza considerare l’ipotesi di eventuali licenziamenti».
E per quanto riguarda le strutture psichiatriche residenziali?
«Vengono ignorate alcune tipologie di struttura che hanno dato prova, in venti anni di “sperimentazione”, di poter conseguire significativi risultati nell’ambito della riabilitazione sociale e determinare risparmi della spesa. Mi riferisco alle Strutture Abitativo-Riabilitative, presenti in provincia di Messina, che sono nate per accogliere all’interno di civili abitazioni gli ex degenti dei manicomi ai quali vengono offerti interventi terapeutici riabilitativi mirati a garantire loro dignità e una migliore qualità di vita. Non si comprende quale sarà il loro futuro perché nel Piano non se ne parla. Contrariamente a quanto tentato dall’Asp di Messina che ha provato a chiuderle, noi come AGCI Sicilia vorremo invece riportarle alla loro funzione originaria, proponendo alle Istituzioni di integrarle tra le strutture psichiatriche residenziali presenti nel Piano. Sarebbe infatti ora, dopo venti anni, di smetterla di considerarle strutture a carattere sperimentale e di estenderne la presenza anche al resto della Sicilia, determinando rette adeguate a coprire i costi del personale e quelli di gestione in maniera analoga a quanto accade per le Comunità Terapeutiche Assistite che sono di esclusiva competenza del sistema sanitario regionale».
E riguardo ai servizi domiciliari?
«Per quelli esiste già una ottima legge. Basterebbe applicarla. Le amministrazioni comunali dovrebbero approntare le procedure di accreditamento degli Enti. I beneficiari dovrebbero essere liberi di scegliere a quale gestore affidare le proprie cure, basandosi sull’esperienza e la professionalità che ognuno di questi può mettere in campo».
In sintesi, cosa chiedete all’Amministrazione regionale?
«Ci appelliamo alle Istituzioni regionali affinché la smettano di ignorare gli operatori del settore quando si tratta di mettere mano all’impalcatura di un sistema integrato di servizi, quali sono quelli sociosanitari, che si poggia sull’esperienza di tanti operatori del settore che certamente ne conoscono più da vicino le criticità di funzionamento. Alcuni servizi non possono e non devono essere rimaneggiati con il solo fine del contenimento della spesa. Nell’ambito sanitario e in quello dei servizi alla persona contano certamente molto di più fattori come l’utilità sociale e la qualità dell’offerta».