“Siamo stati i primi a far partire l’adroterapia In italia, adesso siamo costretti a stare fermi a guardare“. Salvatore Lo Nigro è docente ordinario di Fisica nucleare dell’università di Catania e lavora alla sperimentazione della terapia dei tumori con fasci di particelle nucleari dal 1999. Finalmente il ministero della Salute ha incluso la terapia tra i cosiddetti Lea (Livelli essenziali di assistenza), ma è un riconoscimento che porta con sé un carico di amarezza. Perché una struttura come quelle di Pavia e Trento avrebbe potuto operare anche a Catania.
“Qui possiamo effettuare solo il trattamento dell’occhio, perché non abbiamo a disposizione una macchina più potente“, afferma Lo Nigro. L’ospedale Cannizzaro, però, era stato scelto per ospitare un progetto finanziato quasi totalmente dall’Unione europea.”Avevamo ottenuto 66 milioni di euro da Bruxelles, 30 milioni sarebbero arrivati da privati in project financing“. I restanti dieci milioni li avrebbe dovuti pagare la Regione. Che ha blocca l’iter perdendo l’occasione di realizzare un polo di eccellenza, sia per la ricerca che per la cura dei pazienti.
“Il ministero ha riconosciuto l’efficacia della terapia e l’ha inserita nei Lea – descrive il docente – Qualunque paziente deve essere inviato nei centri di adroterapia adesso può fare affidamento sul sistema sanitario nazionale“. Prima le cure erano totalmente a carico dei malati. “Il trattamento costa in totale 15-20mila euro, dura 12-14 sedute“. Costi a cui si aggiungono le spese per il soggiorno fuori sede, ovviamente. “A Catania si può venire solo per curare l’occhio. Per tutto il resto, noi nel profondo Sud continuiamo a essere tagliati fuori“.
Salvatore Lo Nigro e la sua squadra hanno “sempre sostenuto l’esigenza della realizzazione del centro di adroterapia“. Una questione che al momento sembra chiusa, perché mancano gli interlocutori politici con cui dialogare. In vista delle elezioni e di un possibile cambio al governo della Regione, potrebbe esserci un cambiamento. “Il tavolo si potrebbe riaprire, il direttore generale del Cannizzaro è sempre disponibile ad avviare il progetto. Ma a questo punto la prima cosa da accertare è che i finanziamenti dell’Ue non siano andati perduti – precisa – Si deve verificare se non rientrano nei fondi non spesi che l’Unione europea vuole riprendere“.
Attualmente la macchina in uso è di proprietà dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. “Viene usata per la ricerca – sottolinea Lo Nigro – Per i trattamenti viene concessa sei-sette settimane all’anno“. Un arco di tempo che permette di curare mediamente non più di 40 pazienti. “Quest’anno abbiamo festeggiato il quindicesimo anno di attività – prosegue l’ordinario – In totale abbiamo avuto 400 persone“. Con un bacino utenza che, conclude, dovrebbe far riflettere. “Il 60 per cento dei pazienti viene dal Nord: da Lombardia, Veneto e soprattutto Toscana – elenca Salvatore Lo Nigro – Solo il 40 per cento viene dalla Sicilia“.