Imprenditori agricoli, agronomi, consulenti del lavoro, commercialisti, sindacalisti. Circa 180 persone hanno partecipato a Vittoria alla tavola rotonda dal titolo “Caporalato: sfruttamento o opportunità”, che si è svolta nella sede del Consorzio Promoter Group, in collaborazione con Foragri, Aletheia e il mensile Agrisicilia.
Il convegno, moderato da Massimo Mirabella, era inserito nell’ambito del programma formativo di Foragri. Gianni Polizzi, presidente di Promoter Group, Stefano Bianchi, presidente di Foragri e Salvatore Guastella, della Camera di Commercio di Ragusa hanno introdotto i lavori.
Sono seguite le relazioni del magistrato Bruno Giordano (Corte di Cassazione), che ha illustrato il testo della legge ed i suoi obiettivi. Giordano ha collaborato alla redazione del testo di legge. Secondo il legislatore, lo sfruttamento del lavoro si verifica allorché si verifica la reiterata corresponsione di salari difformi rispetto ai contratti collettivi nazionali, la reiterata violazione delle norme sull’orario di lavoro, la violazione delle norme di sicurezza, condizioni di lavoro o metodi di sorveglianza o situazioni di alloggio degradanti. La nuova legge non aumenta le pene ma prevede, allorché se ne verifichino le condizioni, anche l’arresto del datore di lavoro. Di contro, nelle aziende, il giudice può disporre, in luogo del sequestro dell’azienda, nominare uno o più amministratori per affiancare l’imprenditore, riferendo al giudice ogni tre mesi. Le pene detentive e le multe non sono rafforzate, ma è maggiore la possibilità di perseguire i reati. In primis, si persegue l’intermediazione illecita, il cosiddetto caporalato.
Rosario Cassarino (presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro) e Nino Cortese (giuslavorista) hanno espresso alcune perplessità, sottolineando i punti di forza, ma anche le incognite e le difficoltà di applicazione della nuova legge. Cassarino ha puntato l’attenzione sul concetto di “reiterata violazione” che, a suo dire, in assenza di disposizioni precise per l’Ispettorato del Lavoro, è affidata alla discrezionalità del magistrato. Per i consulenti del lavoro diventa difficile coadiuvare le aziende per rispettare la nuova legge. Inoltre, in materia di sicurezza, occorrerebbe distinguere tra le violazioni gravi e quelle meno gravi, dovute solo a errori o dimenticanze. Secondo Nino Cortese, molte valutazioni che saranno affidate all’ispettore del Lavoro, non si basano su riscontri oggettivi univoci, e questo rende difficile il compito del professionista. Altro tema, è quello della distorta applicazione della legge sulla disoccupazione agricola che oggi porta ad assunzioni in agricoltura solo per 101 o 151 giorni di lavoro, permettendo così ai braccianti agricoli di incassare le indennità di disoccupazione.
Antonio Pirré, presidente provinciale di Confagricoltura, ha rimarcato che la nuova legge lascia spazio alla discrezionalità e questo rende difficile la corretta applicazione. Inoltre, ha spiegato che l’articolo del The Guardian, che l’11 marzo scorso ha raccontato storie di sfruttamento lavorativo e sessuale di dipendenti rumene, ha danneggiato soprattutto le aziende sane. Ha raccontato di un’azienda, premiata di recente per l’ottima e corretta organizzazione aziendale, ha rischiato di perdere una commessa importante, da parte di un cliente inglese con cui intratteneva rapporti commerciali da 20 anni.
Alfio Mannino, segretario generale della Flai-Cgil Sicilia ha valutato positivamente la normativa che permette di spingere verso l’alto le retribuzioni ed ha sottolineato il ruolo preponderante della GDO nei meccanismi di formazione del prezzo, nell’incrocio tra domanda e offerta. Nino Marino, segretario generale Uila Sicilia, ha rimarcato che il sistema attuale non permette di isolare le aziende che operano in nero e non è premiale nei confronti di chi opera nel rispetto delle norme. Gianfranco Cunsolo, presidente provinciale di Coldiretti, ha ribadito l’impegno dell’organizzazione datoriale per facilitare l’applicazione della legge.
Ha concluso i lavori l’ex capitano della Guardia di Finanza Salvatore Cannizzo, oggi consulente della Commissione nazionale Antimafia, nonché delegato per la costituzione del Distretto Orticolo Sud Est Sicilia (in via di costituzione) che raggruppa oggi 56 aziende e che dovrebbe permettere di rafforzare la filiera produttiva, migliorando qualità e competitività dell’offerta. Tra gli obiettivi: investire su progetti per acquisire e proporre brevetti e marchi territoriali di qualità, ma soprattutto di investire in certificazioni che attestino che l’azienda produce del rispetto delle regole, con una sorta di marchio “No mafia”. Cannizzo ha snocciolato i dati delle aziende orticole in Sicilia. Oggi sono 220.000. Di queste, 24.000 operano con coltivazioni a pieno campo e 6000 con colture protette (serre). Il 94 per cento hanno una struttura di tipo individuale, il 74 per cento della forza lavoro proviene da manodopera familiare. Solo il 2 per cento delle aziende sono informatizzate. In provincia di Ragusa, su 30000 aziende, 14.000 operano nell’agricoltura (5000 con serre). Ragusa è la prima provincia meridionale in termini di PIL. Si producono 270.000 tonnellate di ortaggi. Il 6 per cento delle aziende agricole è informatizzata.
“Dal convegno – ha detto il presidente di Promoter Group, Gianni Polizzi – è emerso l’impegno delle imprese ad avere un dialogo con i sindacati e con le parti sociali per applicare ciò che è previsto dalla nuova normativa in uno spirito costruttivo. Tutto questo, soprattutto nella prospettiva del riconoscimento del Distretto Orticolo del Sud Est Sicilia. Attendiamo le circolari attuative Inps per conoscere nel dettaglio le modalità di attuazione della nuova legge e dei controlli ad essa connessi”.
Al convegno hanno partecipato i sindaci di Vittoria e Pozzallo, Giovanni Moscato e Luigi Ammatuna, e i senatori Venerina Padua e Giovanni Mauro.