Dopo la decisione del Ministero per lo sviluppo economico di avviare la procedura per la revoca dell’accorpamento delle Camere di commercio di Catania, Siracusa e Ragusa, il presidente di Confcooperative Sicilia Gaetano Mancini interviene per fare il punto sulla vicenda. Partito con un decreto dello stesso Ministero del 25 settembre del 2015, l’iter per la realizzazione della cosiddetta Super CamCom del Sudest è stato caratterizzato da forti contrasti, con accuse, esposti e indagini della magistratura ancora in corso, e un vero e proprio scontro tra Confindustria e Confcommercio. Al centro del dibattito le figure di Piero Agen, presidente di Confcommercio Sicilia, e di Ivan Lo Bello, già presidente di Confindustria Sicilia e oggi a capo di Unioncamere, ovvvero l’organo che ora è chiamato dal Mise a ridefinire l’eventuale assetto dell’accorpamento. In questo quadro Confcooperative, che ha condiviso le opinioni di Unioncamere sulla vicenda, ha chiesto più volte di “uscire fuori dalla contrapposizione tra le due confederazioni, e di badare ai fatti e alle carte“.
Dottore Mancini, ritiene che quella del Ministero sia una decisione opportuna? C’erano alternative a questo avvio di procedura di revoca?
“Intanto è bene sottolineare che una decisione di tal portata non può che essere basata su una attività istruttoria. Nello specifico la decisione poggia su due pilastri, entrambi molto robusti: le “gravi criticità“, come le definisce lo stesso Mise, che sono emerse in corso di procedura, e la scelta di un territorio, quello di Siracusa, che, preso atto di tali criticità, ha ritenuto, praticamene all’unanimità, di rivalutare l’accorpamento. Adesso, per ciò che riguarda il primo aspetto, penso sia ovvio che la regolarità della procedura debba costituire le fondamenta sulle quali edificare la nuova Camera. Se qualcuno pensa invece il contrario lo dica esplicitamente. Per ciò che riguarda invece il secondo aspetto, cioè la decisione di Siracusa, è bene sottolineare che una procedura di accorpamento tra enti di più territori non può costituire un atto meramente burocratico, ma deve essere prima di tutto capace di rispondere alle sensibilità che manifesta il territorio. Sensibilità che nel caso in specie si sono sviluppate proprio sul presupposto che le gravi irregolarità emerse hanno alterato i rapporti di rappresentanza, non solo tra le categorie ma anche tra i territori. E sotto quest’ultimo aspetto è evidente, dati alla mano, che sia Siracusa che Ragusa sono state penalizzate da quanto accaduto. Inoltre recentissimamente è entrata in vigore la riforma Madia, che ha introdotto criteri nuovi e più rigorosi e che richiama all’opportunità che le Camere siciliane si adeguino al quadro nazionale. Per tutte queste ragioni io credo che la scelta della Regione e del Mise non solo sia opportuna ma addirittura dovuta. E quindi non si giustificano i toni di alcune reazioni. Denunciare genericamente ingerenze della politica, adombrare complotti, buttarla insomma in caciara, è tipico di chi ha pochi argomenti. Mi aspetterei piuttosto uno sforzo, da parte di chi è accusato di false dichiarazioni, per dimostrare con pacatezza la correttezza del proprio operato, magari tramite documenti capaci di smentire i disconoscimenti prodotti alle imprese. Il merito della questione è costituito da falsi acclarati e da procedure irregolari, elementi che costituiscono le ‘gravi criticità” di cui parla il Mise. Se su tali questioni ci sono argomenti concreti si esplicitino. Il resto è fuffa“.
Le denunce di Confcooperative e i procedimenti avviati hanno, a quanto scrive il Mise, avuto una importanza chiave nella decisione. Un ulteriore rinvio con ridefinizione delle regole non rischia di incancrenire la situazione facendo solo male alle aziende?
“Guardi, l’errore non viene commesso adesso, nel prendere atto di quanto accaduto, ma è stato commesso prima, quando si è insistito nel portare avanti una procedura che appunto, come oggi scrive il Mise, era affetta da gravi criticità. Cosa si dovrebbe fare allora oggi? Sacrificare la regolarità e la legalità in nome del far presto perché non si è voluto verificare prima? Perché non si è voluto affidare ad un soggetto terzo le necessarie verifiche? E poi, se proprio vogliamo dirla tutta, dobbiamo ricordarci che a Catania c’era un consiglio camerale già insediato, dopo i giudizi del TAR e del CGA. Un consiglio che ancora oggi sarebbe operativo, come avviene a Ragusa, se Confcommercio e Confesercenti, che erano in netta minoranza, non avessero fatto dimettere i propri consiglieri per impedire l’elezione di un Presidente e di una Giunta da parte della maggioranza. Quindi se da diversi anni il governo del sistema camerale a Catania è affidato ad un commissario ciò non è da imputare alla lunghezza di questa procedura, ma esclusivamente alle scelte di quelle associazioni. Allora io mi chiedo: si può oggi gridare allo scandalo di fronte alla decisione del Mise che annulla la partita sulla base di vizi palesi, quando prima, durante una partita che invece era regolare, si è scelto di scappare portandosi via la palla per evitare una sconfitta certa? Le regole della democrazia non possono essere rivoltate a proprio piacimento e non si può offendere l’intelligenza delle persone. Le imprese sanno leggere i fatti, e sanno comprenderli. Non hanno bisogno di interpretazioni demagogiche sostenute a proprio piacimento da chi è in difficoltà“.
Ivan Lo Bello, presidente della stessa Unioncamere che ora è chiamata a decidere su un eventuale accorpamento, è stato spesso chiamato in causa nel procedimento revocato in contrapposizione a Pietro Agen, presidente di Confcommercio Sicilia. Crede che sia solo un atto che si conforma al rispetto delle regole o che si tratti di un vittoria politica per Lo Bello?
“Quando emergono fatti come quelli ai quali abbiamo assistito in quest’ultimo anno e mezzo si è in ogni caso davanti ad una sconfitta per le associazioni di rappresentanza delle imprese. A me piacerebbe che oggi si prendesse responsabilmente atto di questa considerazione e si approfittasse per aprire una pagina nuova. Lo dico volendo credere alla buona fede di tutti. Continuare a volere guardare questa vicenda con la lente delle contrapposizioni personali, dello scontro tra Agen e Lo Bello, significa perdere di vista i veri obiettivi che dovremmo avere: e cioè assicurare la trasparenza della procedura per dare credibilità alla Camera di Commercio ed al sistema delle imprese e dare alla nuova camera la necessaria progettualità. Quella progettualità che, alla luce dei nuovi compiti attribuiti dalla Madia, le Camere di Commercio devono mettere in campo per accompagnare le imprese siciliane in un mercato sempre più complesso. Insomma aprire una pagina nuova. Siamo sicuri che le imprese siano contente di come sono state fino ad oggi gestite le Camere di Commercio? Si può continuare a ridurre questa storia ad un conflitto di potere quando invece deve rappresentare una opportunità per le imprese ed i loro lavoratori?“.
Le chiedo, infine, come vede il quadro più in generale?
“Vedo appunto l’esigenza di fare piena chiarezza con l’obiettivo di ristabilire serenità. Questo provvedimento del Mise offre alle parti interessate, tutte, la possibilità di presentare le proprie argomentazioni e controdeduzioni. Lo si faccia. Si spieghi bene come è potuto accadere che a Catania il numero delle imprese sia cresciuto piuttosto che diminuire dopo quattro anni di crisi nei quali le associazioni hanno continuamente denunciato la moria delle imprese, si sconfessino con documenti alla mano le dichiarazioni di disconoscimento sottoscritte di pugno dalle imprese, si dia una spiegazione convincente alle anomalie procedurali che hanno avuto l’effetto di stravolgere il peso della rappresentanza. Si accetti insomma con serenità il confronto senza buttarla in caciara. Abbiamo denunciato fatti specifici, non c’è stata una, dico una, replica nel merito. Se abbiamo sbagliato ci venga dimostrato, lo accetteremo con serenità. Ma se invece non si è in grado di dimostrarlo si accetti con altrettanta serenità l’ovvia conseguenza dell’annullamento di una procedura irregolare senza invocare complotti. E si apra appunto una pagina nuova concentrando le attenzioni sui bisogni delle imprese e sulle risposte da offrire a questi bisogni“.