Un “canto” atteso per 140 anni, interrotto quando il chiostro di ponente del monastero dei Benedettini di Catania è stato trasformato in palestra. Adesso la fontana in marmo bianco di Carrara è tornata in attività, sorprendendo docenti e studenti universitari e anche i visitatori che ogni giorno affollano il bene Unesco. “È una soluzione permanente e definitiva“, assicura Luciano Granozzi, professore del dipartimento di Scienze umanistiche ospitato proprio nell’ex complesso monastico.
“Temevamo che il riciclo d’acqua e la vasca fossero danneggiati, ma per fortuna è bastata una semplice manutenzione“, spiega il docente. A riattivare il meccanismo, praticamente senza spesa, è stato l’ingegnere Giuseppe Castrogiovanni. Il tecnico lavora assieme a una vera e propria task force che sta curando l’area, formata dal geometra Orazio Arena, dagli ingegneri Mistretta, Filippino e Ucchino e dall’architetto Angelo Fragalà. A fornire una preziosissima consulenza è stato il geometra Nino Leonardi, profondo conoscitore del monastero e del suo recupero, scomparso lo scorso novembre.
La fonte è stata spostata nel 1877, quando il Consiglio comunale di Catania decise di utilizzare il grande cortile come palestra per l’istituto Gemellaro e poi per il liceo Spedalieri. La svolta avviene nel 1977, quando il Comune dona all’ateneo l’edificio e inizia la fase di ripristino. Quasi accidentalmente i pezzi della fontana vengono trovati in una fogna; la coppa, invece, per anni è stata utilizzata dall’istituto di Anatomia per allevare rane.
Il recupero della vasca avviene nell’anno in cui ricorre il quarantesimo anniversario della cessione del monastero all’università. Quattro decenni in cui si è articolato un innovativo progetto di recupero ideato dall’architetto Giancarlo De Carlo. “C’è stata una fase di cantiere molto intensa che poi si è interrotta – ricorda Granozzi – Adesso c’è un nuovo impulso, su spinta anche del Disum e grazie al sostegno dell’ufficio tecnico dell’università“. Nel nuovo piano triennale è inserita una voce dedicata proprio al mantenimento della struttura di piazza Dante. “È un edificio storico, importante, che ha bisogno di interventi“.
Il prossimo progetto, a brevissimo termine, riguarda l’illuminazione del chiostro di ponente e l’attivazione delle quattro piccole fontane che circondano il caffeaos in quello di levante. Poi sarà la volta della messa in sicurezza della scala di accesso in pietra del chiostro dei marmi; successivamente si passerà al rifacimento dell’ingresso del monastero, dove si trova anche la zona archeologica.
Quella che Luciano Granozzi chiama “fase b” riguarda ancora una volta il cortile di ponente. “L’obiettivo è che quel luogo venga autorizzato in maniera permanente a ospitare eventi“. Un’esigenza emersa la scorsa estate, quando il chiostro è diventato uno degli spazi più apprezzati durante il festival “Porte aperte” organizzato da Unict e curato da Granozzi in qualità di delegato alla Comunicazione dell’ex rettore. “C’è posto per circa 500 persone, ma per ottenere i permessi bisogna creare una seconda uscita di sicurezza – precisa – Verrà ripreso un progetto di De Carlo, che aveva previsto la costruzione di una seconda scala in materiale più leggero e l’attivazione dell’uscita sul fronte ovest, dal lato dell’ospedale Vittorio Emanuele“.
La grande fontana è stata protagonista anche di un’opera teatrale, “Fonte a ponente, luna crescente“, portata in scena nel luglio 2016 da Officine culturali, l’associazione che cura la fruizione del bene Unesco. Un racconto itinerante nel quale la protagonista è proprio la fonte. “Averla recuperata e ripristinata ha un valore simbolico molto forte“, afferma Ciccio Mannino, presidente di Officine culturali. “Il lavoro che abbiamo realizzato lo scorso anno era uno spettacolo che raccontava una storia e dialogava con la concretezza delle cose“.
Negli scorsi giorni, durante le visite serali, è stata grande la meraviglia dei turisti nel vedere il chiostro illuminato. “Prima dalle finestre non si vedeva nulla, qualche figura indistinta – dice Mannino – Ora il chiostro viene costantemente fotografato“. Per la gioia anche degli universitari che studiano nelle aree che si affacciano sul cortile. Complice il movimento dell’acqua e il suono ritmico degli zampilli, la fontana è diventata un altro tassello vivo e vitale di quel piccolo mondo che è il monastero. “Non è un elemento storico fisso, statico, ma in qualche maniera interagisce con tutti“.