“A seguito dell’incidente di giovedì, al momento autonomamente si può raggiungere quota 2500 metri; per arrivare ai 2600, dove si trova adesso il braccio lavico, si deve essere accompagnati da guide alpine o vulcanologiche“. Rosario Calcagno, guida naturalistica, descrive la situazione sull’Etna a pochi giorni dall’esplosione che ha ferito dieci persone. Fino al 15 marzo l’ordinanza della prefettura era differente; con l’avanzamento del fronte lavico, e dopo quanto accaduto, il limite è stato abbassato di 50 metri.
L’esplosione di giovedì – definita freatomagmatica, creata dal contatto tra colata lavica e neve – “non era preventivata, è stato un evento un po’ atipico – afferma la guida – Generalmente l’impatto tra la lava a mille gradi e il sistema acquifero causa una veloce trasformazione dell’acqua e la liberazione di gas. Probabilmente giovedì il gas non riusciva a uscire e si è creato un effetto simile allo scoppio di un tappo di spumante“. Ad aver contribuito all’episodio potrebbe essere stata la presenza record di neve, che quest’anno è caduta copiosamente in quota.
Quando si ha a che fare con un vulcano “il rischio c’è sempre“, tiene a precisare Rosario Calcagno. “Farei un plauso alle guide che erano di turno – aggiunge – in teoria doveva essere un’escursione tranquilla, ma sono riusciti a gestire bene quello che è successo“. Tre giorni dopo l’esplosione, “tutte le persone coinvolte sono state dimesse – afferma Calcagno – Ho parlato anche con un collega, che è stato ferito alla testa, stanno tutti abbastanza bene“.
La questione sicurezza è un tema senz’altro molto delicato, da trattare senza cadere in inutili allarmismi. “Nella zona sommitale, generalmente nelle ore operative c’è un controllo – descrive – Dal mattino fino al tramonto c’è sempre del personale a presidiare“. Quanti si muovono sull’Etna devono “sempre attenersi alle ordinanze. Ma finora non c’è stata nessuna ripercussione sulla nostra attività“.
Intanto l’attività stromboliana dell’Etna, che ha provocato anche dei problemi all’operatività dello scalo Fontanarossa, prosegue in maniera vivace e potrebbe continuare anche nelle prossime settimane. Nel pomeriggio di sabato “c’è stata una frana a quota 2600, dentro la Valle del Bove – dice Calcagno – si è alzato un enorme nuvolone“. Una scia grigia che si è stagliata in cielo, visibile dai paesi pedemontani, ma anche da molto più lontano. Dopo giovedì “ci sono state delle disdette per escursioni alle quote sommitali – ammette la guida – ma tutti, perfino la troupe della Bbc coinvolta nell’esplosione, non fanno che ripetere come l’Etna sia una luogo meraviglioso“.