Publiservizi Catania, domani incontro in prefettura con Cgil, Cisl, Uil e Ugl

Prefettura di Catania
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Sulla vicenda Publiservizi, domani, 17 marzo a mezzogiorno, riunione in prefettura, richiesta dalle sigle sindacali e già rinviata lo scorso venerdì per l’indisponibilità della Città metropolitana di Catania.

Quello chiesto congiuntamente da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e dalle sigle autonome, è un confronto urgente per conoscere il futuro della partecipata e dei suoi 400 dipendenti, alla luce del fatto che il contratto di servizio andrà a scadere a fine mese e, nel contempo, è passata allo studio la possibilità di liquidare la società esistente per istituirne una nuova o procedere alla fusione con la Catania Multiservizi.

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Intanto tra i lavoratori, che da oltre 15 giorni sono in stato di agitazione, continua a montare la preoccupazione anche per la totale assenza di governance considerato che, dopo le dimissioni del professor Muscarà, i soci non hanno ancora provveduto a nominare il nuovo amministratore unico.

“Con un sit-in pacifico saremo sotto la Prefettura ad attendere l’esito del vertice perché vogliamo sapere quale sarà il destino nostro e dell’azienda – affermano il segretario della federazione provinciale Ugl Igiene ambientale Santo Gangemi ed il rappresentante sindacale Francesco Coco – Siamo stanchi ed avviliti perché il nostro lavoro è ogni giorno mortificato. I reparti sono al collasso per mancanza di materiali, perché non c’è nessuno che ha la responsabilità di firmare gli impegni d’acquisto e di mezzo ci vanno strade, scuole e strutture, che di conseguenza non ricevono la necessaria manutenzione”.

“In più – aggiungono i sindacalisti – non sappiamo che fine faremo dal 1 aprile. E’ una situazione disastrosa, che ci auguriamo si possa risolvere a partire da domani con impegni seri da parte del socio di maggioranza, che non può più giocare a nascondersi e mettere a repentaglio centinaia di posti di lavoro. Continueremo a portare pazienza fino a domani, nella speranza di una risoluzione, ma siamo già pronti e ben disposti ad azioni ancor più clamorose della semplice protesta, perché vogliamo e chiediamo di poter lavorare.”

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