“Non c’è giornata che passi che non si registri, per il governo regionale e per la Sicilia, un dato negativo che certifica il fallimento della politica crocettiana in ogni settore a partire dal lavoro e dall’impresa. Lo studio Istat reso pubblico oggi, che segnala l’impietosa decrescita dell’export dall’isola (meno 17%), come sindacato non ci sorprende affatto, essendo la diretta conseguenza della fame di lavoro e dell’emorragia occupazionale che negli ultimi anni è stata accentuata dalla chiusura di numerose imprese e dall’assenza di politiche di sviluppo.”
Non usa mezzi termini il segretario generale della Ugl di Catania, Giovanni Musumeci, nell’individuare i motivi che hanno portato ad una debacle così clamorosa per un contesto regionale che, invece, avrebbe dovuto fondare la sua economia anche sulle esportazioni.
“In ogni comparto la regione affonda, ma per Crocetta è più importante occuparsi di arene e di fuochi di paglia. Altro che riparte Sicilia, qua siamo alla disperazione mentre altre regioni del sud sono davvero ripartite! Siamo fermi – va giù duro Musumeci – primo di tutto perché non c’è una minima idea su come far sviluppare questa terra, secondo perché i lavoratori ed i siciliani in generale continuano ad essere ostaggio di una politica litigiosa, di una infinita guerra per la conduzione delle Camere di Commercio, di una approssimazione amministrativa che ha solo prodotto cattedrali nel deserto come gli interporti, una rete infrastrutturale senza alcuna intermodalità a cominciare dai porti (Catania, Augusta e Palermo in testa) per finire con gli aeroporti, e di un fiume di promesse mai mantenute. Sono numeri che rasentano la tragedia, se rapportati a quelli molto performanti di Basilicata, Abruzzo e Marche, ponendo il definitivo certificato di fallimento alla rivoluzione del governatore gelese”.
“La nostra realtà regionale – aggiunge – ha grandissime potenzialità e professionalità, mortificate ed oppresse, per questo è urgente intervenire con una radicale inversione di tendenza che rimetta al centro la necessità di evitare in ogni modo il decesso o la fuga delle poche imprese rimaste e, allo stesso tempo, incominciare a porre nuovamente le basi per creare condizioni di crescita con l’obiettivo di tornare presto al segno più”.
“Di certo – conclude il leader della Ugl etnea – quest’onere non potrà essere affidato a chi ha già fallito miseramente, ma ci auguriamo possa venire assunto da una “Consulta per l’economia della Sicilia”, che veda uniti la politica regionale, i sindaci, le organizzazioni datoriali, sindacali e di categoria, ed il mondo accademico. Perché il tempo delle divisioni deve finire in nome del valore assoluto più importante, che è quello di poter valorizzare la Sicilia e ritornare a dare lavoro a milioni di siciliani, con una seria riforma del settore ed una chiara volontà di defiscalizzare produzione e lavoro, per ritornare a correre al passo con le altre regioni.”