"Ma" di Linda Dalisi, regia di Antonio Latella con Candida Nieri, in scena a Messina

MA, Candida Nieri, ph. Brunella Giolivo
MA, Candida Nieri. Foto di Brunella Giolivo
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Al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, il 14 e 15 marzo 2017, alle ore 21, ed il 16 marzo alle ore 17.30, andrà in scena Ma, drammaturgia di Linda Dalisi per la regia di Antonio Latella, con Candida Nieri.

MA è un lavoro ispirato alla figura della madre nell’opera di Pier Paolo Pasolini.
Antonio Latella partendo dalla prima sillaba della parola Mamma ci guida in un percorso all’interno dell’opera di uno dei massimi poeti del ‘900, seguendo un filo conduttore che ha al suo centro quella forza generatrice, procreatrice di parole come di uomini, di pensiero come di gesti artistici. Attraverso la figura di Pasolini, in tutte le sue complessità, la Madre diventa anche una Madre-Scrittura, dove il pozzo inesauribile è il pensiero e l’arma nella battaglia della vita è la parola.

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Note di Regia di Antonio Latella

In tutte le sue vittorie e sconfitte accanto all’uomo Pier Paolo Pasolini, c’è sempre la madre. Nel suo cinema la madre diventa uno dei perni attorno a cui tutto ruota. Sguardi e sorrisi spezzati delle madri scelte come icone assolute di un’Italia che sa che tutto sarà irrecuperabile. Quegli sguardi potenti e violentati da un dolore ancestrale. Tutta la sua letteratura e il suo teatro sono pervasi dalla presenza di quella madre che lo ha accompagnato nella fuga dalla banalità coatta del vivere quotidiano. Sarà proprio la madre del Poeta la Maria straziata dal dolore sotto la croce di Gesù, nel film Il Vangelo secondo Matteo.

Ma ogni volta la MA diventa altro. Per una madre che piange un figlio, un Gesù dei poveri, un operaio, un pittore, un poeta, un re Edipo, per una città che accoglie i reietti, per un paese che scaccia gli intellettuali, per una nazione troppo cattolica per non essere ipocritamente di destra fino in fondo, tutto è madre e si fa madre. Attraverso le parole, le immagini, il nostro tentativo è quello di tracciare una possibile unica madre, con quel MA necessario a mettere un dubbio: madre sì, ma…

MA, Candida Nieri, ph Brunella Giolivo
MA, Candida Nieri. Foto di Brunella Giolivo

Note di Drammaturgia di Linda Dalisi

Il suono primordiale. La prima parola che il bambino è invitato a pronunciare: Mamma. La prima sillaba della parola mamma. Ma. Sillaba ripetuta tra le labbra che diventa culla e supplica. Il “Ma” del discorso adulto contrappone, aumenta, sminuisce, rinnega esalta ma (eccolo) è “particella disgiuntiva” che è sempre legame. Cordone ombelicale tra due frasipensieri. Con Pasolini parto alla ricerca di una lingua, perciò dopo il suono labiale del “ma” la ricerca prosegue nella parola…che diventa Parola con la P maiuscola, quella in cui anche il segno grafico significa e dichiara che siamo in presenza di qualcosa di superiore, una forza generatrice, ovvero la Poesia. Madre Poesia. E da quella Parola arrivo all’immagine e poi al senso.

Osservo a lungo e accuratamente le immagini che ritraggono la madre del Poeta e ne resto incantata. Quella Parola è scritta lì da qualche parte: in quegli occhi che hanno pianto o in quel sorriso che non ha mai smesso di accompagnare il figlio. Quella Madre che le parole le conservava in un cassetto, mentre il Figlio ne faceva arma di battaglia. Che madre può essere la madre di un Profeta?

E quando provo a immaginare Pasolini come Profeta non lo intendo come “colui che prevede”, ma, riprendendo il significato etimologico del termine, come colui che parla “di fronte”, dritto in faccia al Potere”. (Quello, ancora, con la P maiuscola, che Pasolini chiamò “Il Palazzo). Quella stessa Madre, poi, è diventata altro, nei film e nei versi, come nel teatro: un’altra faccia, un altro corpo, un’altra voce, un’altra lingua, ma con una solitudine speculare. MA con una solitudine specchio. Madre che supplica e che riceve la supplica del figlio. Ma che è origine della Parola. Madre che è scrittura. MA che è “eppure”, che limita coi suoi “però”, che porta avanti una cosa che altrimenti sarebbe chiusa. Madre che è una frase intera, che non vuole vedere la frase-figlio morire.

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