L’otto marzo come momento di lotta e non di festa. Una mobilitazione sulla scia del movimento sudamericano Non una di meno per richiedere atti concreti e non solo simbolici, che si è tenuta in 49 paesi del mondo e anche a Catania. La giornata è iniziata con un presidio davanti al tribunale di piazza Verga questa mattina, ed è proseguita con lo ciopero delle donne, indetto da molte sigle sindacali di base – Usi, Slai Cobas per il sindacato di Classe, Cobas, Confederazione dei Comitati di Base, Usb, Sial Cobas, Usi-Ait, Usb, Cobas, Sgb. L’appuntamento principale del “Lotto marzo”, come è stata denominata la giornata, era però alle 18.30 in piazza Dante, dove si sono ritrovate le rappresentanti dei movimenti femministi catanesi, come il collettivo Le Voltapagina. “Questa manifestazione – spiega l’attivista Antonia Cosentino Leone -, ha il senso di sottrarre la nostra presenza dalla quotidianità del tessuto sociale in tutti gli ambiti: lavorativo, casalingo, di assistenza e cura”. L’obiettivo dello sciopero è quello di “rivendicare che questa è una giornata di lotta per conquistare nuovi diritti, e vedere riconosciuti quelli acquisiti, come l’attuazione della legge 194 sull’aborto. E Catania questo si traduce nel percorso simbolico che percorreremo”, spiega l’attivista delle Voltapagina.
Il gruppo Le Voltapagina ha così deciso di rinominare le vie con nomi di donne, simbolici sia a livello catanese e nazionale, “per sottolineare la cancellazone delle donne dalla Storia con la S maiuscola, quella che si studia a scuola. Vorremmo – prosegue Antonia Cosentino Leone -, che questa manifestazione segnasse una presa di responsabilità del Comune in quanto istituzione locale. I centri antiviolenza come il Thamaia, unico a Catania e che è qui con noi a protestare, rischia continuamente la chiusura. Non esistono centri di ascolto, non esiste educazione di genere, gli asili non vengono finanziati. Il welfare in sostanza manca, almeno chiediamo di mantenere quello che già c’è”, conclude Antonia Cosentino Leone.
A illustrare il percorso dettagliato della ridenominazione, che si intreccia anche con la storia delle vie cittadine, è invece la femminista Emma Baeri, saggista, storica e anche lei parte del collettivo Le Voltapagina. “Abbiamo deciso di partire da piazza Dante perché questa della collina di Montevergine era una zona piena di istituti di carità, dedicati alle ragazze povere e alla maternità. Per questo – spiega Baeri – esistono strade come “via Bambino” o “via casa Nutrizione”. Proprio in questa strada c’era la cosidetta “casa allattare”. Noi – prosegue Baeri – abbiamo deciso di riportare tutto al suo significato biologico, e lo abbiamo cambiato simbolicamente in “via casa Nutrimenti degli abbracci”, noi del collettivo Voltapagina riteniamo che l’abbraccio che riproduce il nutrimento materno ha significato civile di inclusione, il gesto più bello che esista”.
Il successivo cambiamento di denominazione è quello per il giardino di via Biblioteca, che viene chiamato via Filomena Cacia. “Era una inserviente che aveva un fratello che lavorava all’osservtorio meteorologico – racconta Baeri -. Negli anni della guerra lei sostituì il fratello per portare avanti l’osservatori, e anni fa abbiamo chiesto che formalmente il giardino le fosse dedicato all’università di Catania”. Il percorso prosegue in piazza Margherita Hack, ovvero la piazza Riccò che ospita il liceo Spedalieri. La via Antico Corso diventerà via legge 194 “per la vicinanza all’ospedale Santo Bambino e per la polemica sull’obiezione di coscienza“, spiga la storica. Il percorso prosegue poi per via Plebiscito, chiamata simbolicamente via Lina Merlin, costituente e promotrice della legge omonima che fece chiudere le case chiuse, “e dove le donne venivano sfruttate“. Via Garofalo è stata rinominata via delle ragazze pericolose, “perché tutta la via Santa Maddalena ospitava ragazze che a quei tempo venivano dette “perdute”. Noi – prosegue Baeri – ci poniamo in continuità e abbiamo scelto di chiamarci ragazze pericolose“. Il percorso prosegue a piazza Carcere, rinominata largo Ipazia di Alessandria, filosofa matematica e astronoma. “Ipazia – racconta Baeri – dopo un conflitto con il vescovo Cirillo venne perseguitata e fatta a pezzi. E non è riconosciuta come martire”. Piazza delle Borsa verrà rinominato largo della Borsetta, mentre piazza Stesicoro diventerà piazza Saffo, “da poeta a poeta”, afferma Baeri. Via Etnea sarà invece via delle Streghe. Lo slargo davanti alla chiesa Colleggiata verrà dedicato a Maria di Betania, “figura citata nel vangelo di Luca, importante nel percorso di Gesù, e che chiameremo discepola“. Il percorso si concluderà in piazza Università, ribattezzata piazza Andriana Sardo, che “nei moti del 1848 contro i Borboni salvò la biblioteca di piazza Università da un incendio. Abbiamo formalmente chiesto anche qui che la biblioteca venga dedicata a lei”, conclude la femminista e storica Emma Baeri.