Un antico casolare da ristrutturare e un noccioleto da valorizzare. Così è cominciata la storia dell’Orto dei semplici, un’azienda agricola biologica immersa nel parco dell’Etna, a Fornazzo-Linguaglossa. A gestirla sono Stefania Cacopardo, 46 anni, e il marito Ferdinando, 56enne. “Abbiamo cominciato un po’ per gioco“, racconta con un sorriso Cacopardo.
“Tutto è iniziato nel 2010, quando abbiamo acquistato il casolare. Fino ad allora avevamo avuto esperienze scientifiche: io sono una biologa, mio marito è agronomo, insegna all’università“. Unendo il percorso accademico all’amore per la natura, “abbiamo iniziato a prenderci cura del noccioleto e ci siamo dedicati alle coltivazione delle piante e dell’orto“. In un primo momento “volevamo fare solo turismo rurale, senza nemmeno occuparci della ristorazione – prosegue Stefania Cacopardo – Pian piano abbiamo capito che potevamo sfruttare tutte le potenzialità che ci offriva il luogo in cui ci troviamo“.
Oggi l’Orto dei semplici è una fattoria sociale dove si svolgono “attività con bambini, ragazzi, famiglie e diversamente abili – spiega – Con le scuole abbiamo un successo particolare. Facciamo attività artigianali ed escursioni nel bosco“. Il primo impatto con i piccoli visitatori è stato “meraviglioso“, ricorda ancora entusiasta. “Abbiamo fatto le marmellate con i bambini delle materne – prosegue – È stato bellissimo vedere bambini di due-tre anni mentre manipolavano la frutta“. E poi laboratori per creare sapone e formaggio, le esperienze olfattive con le piante aromatiche, le passeggiate nei boschi.
“Per le attività con i diversamente abili abbiamo comprato degli animali – dice Stefania Cacopardo – Abbiamo iniziato con gli asini, che sono quelli più indicati per la terapia del contatto con i bambini autistici“. A poco a poco nella fattoria si sono aggiunti conigli, galline, qualche cagnolino. Durante il periodo delle vacanze è il momento dei campeggi estivi. “Partecipano bambini di tutte le età che per una settimana vivono le attività e le esperienze di una fattoria“. Assieme ai momenti passati attorno al fuoco, “per raccontare favole e storie locali“, gli attimi più attesi sono i pranzi con le famiglie al termine dei sette giorni. “Realizziamo dei lavori e facciamo delle piccole esposizioni, poi si pranza tutti assieme“.
Un’esperienza del genere non è priva di fatica. “Le difficoltà ci sono, soprattutto burocratiche – confessa Cacopardo – Certificati, assicurazioni, permessi… tante carte che non agevolano chi vuole fare questo tipo di lavoro“. Però c’è la soddisfazione per aver realizzato una vita che non si sarebbe mai immaginata così. “Quando ero giovane mi piaceva l’idea, ma non avrei mai pensato di farlo. Oggi ho tre bambini e sono cresciuti in questo mondo“, conclude con una risata.