La Slc Cgil Sicilia esprime preoccupazione per le ricadute negative che potrebbero avere sul lavoro nei call center , soprattutto nel mezzogiorno e in Sicilia, le intese che il Governo sta cercando di costruire con le committenti, escludendo dal tavolo le parti sociali.
“Il protocollo che il ministero dello sviluppo economico sta sottoponendo alle committenti – scrivono in una nota il coordinatore regionale della Slc , Davide Foti, e il responsabile per i call center, Natale Falà – parla di una soglia massima possibile di delocalizzazione dei volumi dati agli outsourcer pari al 20%. Tale soglia non fa altro che cristallizzare i numeri che sono già così distribuiti nel settore; sulle grandi committenti delle telecomunicazioni questo avrebbe un effetto solo parziale, cioè sulle emittenti (pay tv) che delocalizzano oltre la soglia indicata, ma avrebbe un effetto boomerang disastroso, con la perdita di circa 8000 posti di lavoro, per tutte quelle committenti che operano nei comparti energetici assicurativi, bancari e dei servizi pubblici che ad oggi non delocalizzano ma i cui uffici commerciali non vedono l’ora di mettere mano su un documento che in definitiva li autorizza a fare ciò che da anni noi gli impediamo di fare”.
“E’ ancora più scandaloso – aggiungono Foti e Falà – è il fatto che si stia cercando di fare questo alle spalle delle parti sociali”.
I due esponenti della Slc rilevano inoltre che “il documento prevede che dalla firma dell’intesa non possano scaturire maggiorazione dei costi per le aziende committenti ma non spiega come questo sia possibile visto che ipotizza un reshoring dei volumi, cioè un pericolosissimo passo indietro”.
Il documento, denuncia la Slc “pare contenga anche una frase che non vincola più le committenti ad attenersi alle clausole sociali (legge dello stato) e nel far riferimento alle gare al massimo ribasso non esclude dai bandi il costo del lavoro parlando in modo generico di offerta economica più vantaggiosa“.
“Chiediamo al Governo serietà e perizia – conclude la nota della Slc – di ascoltarci e di porre in essere soluzioni definite e definitive che portino alla conservazione dei posti di lavoro e ad uno sviluppo del settore”.
Il sindacato chiede “un tavolo di confronto nazionale con le committenti affinché si impegnino quando acquisiscono e lavorano tramite autorizzazioni e licenze statali a dare vita a percorsi virtuosi di reshoring privi di truffe e quote”.