Servizi sociali, a Catania lavoratori senza stipendio da 8 mesi. "Siamo a rischio sopravvivenza"

In pericolo c'è l'assistenza ai minori, in una città ai vertici delle classifiche per evasione scolastica e rischio criminalità minorile. Ma non solo. "Capiamo che è un momento difficile, ma il welfare non può essere il settore sempre penalizzato", afferma il presidente dell'Uneba Salvatore Caruso

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Siamo a rischio sopravvivenza“. Salvatore Caruso è il presidente dell’Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale) di Catania e non usa mezzi termini: il settore dei Servizi sociali etneo è in ginocchio, con circa 250 dipendenti senza stipendio ormai da otto mesi. “Il nostro non è un ambito in cui operano aziende di profitto – continua – Siamo onlus, istituti religiosi, cooperative. Non sappiamo come far fronte al quotidiano“.

A preoccupare maggiormente è il comparto degli Istituti educativo-assistenziali, realtà che si occupano di minori in una città ai vertici delle classifiche nazionali per dispersione scolastica e rischio di criminalità minorile. “C’è un dato contingente, un ritardo di otto mesi negli stipendi – spiega Salvatore Caruso – e poi c’è un dato di natura strutturale, che ha aggravato la situazione: i tagli imposti da un anno all’altro che hanno provocato la chiusura di cinque centri solo nel 2016“. Così per il prossimo anno scolastico, oltre che per le attività estive, c’è il rischio di un depotenziamento delle già esigue attività. “Questo provocherebbe un ulteriore abbassamento dei livelli di assistenza e una minore presenza sul territorio, oltre alla diminuzione dei livelli occupazionali“, precisa il presidente dell’Uneba.

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Su 14 centri convenzionati l’anno scorso, solo nove hanno ripreso le attività per il 2016-2017 con 372 ragazzi assistiti in regime di convitto o semi-convitto. Questo perché “il Comune non ha più sovvenzionato istituti con meno di 20 minori“, racconta Salvatore Caruso. “Si sono perse presenze storiche e presidi di legalità in alcuni quartieri a rischio come Picanello e il corso Indipendenza“.

Oltre agli Ied, la crisi coinvolge anche cooperative socialicase di riposo, alloggi per disabili, case per ragazze madri. La presidente della commissione consiliare ai Servizi sociali Erika Marco ha sollecitato un intervento dell’amministrazione. “Già negli scorsi giorni abbiamo sentito la Ragioneria – afferma – Ci hanno detto che stanno cercando di pagare alcuni bimestri. Mi auguro che questo intervento possa servire a qualcosa, come commissione cercheremo di monitorare costantemente la situazione“.

La consigliera riconosce che “il Comune non è in un periodo florido. C’è un ritardo complessivo del comparto sociale e la Ragioneria è in grande difficoltà“. A questo seguono i disagi di utenti e lavoratori. I quali, però, “continuano a prestare servizio, non fanno mancare quella che è una necessità primaria“, sottolinea Marco.

Anche Salvatore Caruso è stato ascoltato dalla commissione e ha chiesto la scorsa settimana un incontro congiunto con i responsabili degli assessorati ai Servizi sociali e al Bilancio. “Vogliamo capire quali sono gli intendimenti del Comune rispetto al welfare. Catania deve soccombere?“, si chiede. “Capiamo che è un momento difficile – precisa – ma il welfare non può essere il settore sempre penalizzato. Se non viene sostenuto, si autoalimenta un circolo vizioso che rischia di far precipitare la città“.

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