In Sicilia, ci saranno 400 da Unicredit e 700 delle Riscossioni lavoratori a rischio; in provincia di Catania, già otto sportelli Intesa San Paolo sono stati chiusi. La crisi del sistema creditizio e le sue ripercussioni sul territorio sarà un ulteriore banco di prova per la segreteria della First Cisl di Catania, eletta nel corso del 1° congresso del nuovo sindacato del settore finanziario e del credito nato dall’unione di Fiba Cisl e Dircredito.
Alla guida, per il secondo mandato, è stato confermato Salvo Vecchio; accanto a lui, come segretari territoriali, la riconfermata Paola Vinciguerra e Carmelo Corselli. È intervenuta Anna Cutrera, segretaria generale First Cisl Sicilia.
«La contrazione massiva del numero di dipendenti bancari e degli sportelli sul territorio – afferma Vecchio – è sotto gli occhi di tutti ed è destinata a continuare nel tempo, così come spariranno tanti istituti di credito, a seguito di fusioni, nel tentativo di rendere il sistema più efficiente, come si avviano a fare anche le banche di Credito Cooperativo attraverso alcuni sistemi federativi».
«Nel mondo assicurativo – aggiunge – la crisi ha avuto un impatto meno violento, almeno per le maggiori compagnie. Il proliferare di servizi online ha messo in serie difficoltà le compagnie più piccole e anche le agenzie sul territorio, i cui impiegati non sono dipendenti delle compagnie e non godono di tutele minimamente adeguate.
Infine la riscossione tributi. Secondo Vecchio, «Nel nostro Paese ha da sempre avuto un alto grado di inefficienza elevandola in eccellenza in Sicilia: normative a maglie larghe, scarsa attenzione o, meglio, voluta cecità del mondo politico hanno prodotto mancate riscossioni per miliardi e perdite operative per l’Ente, mettendo in sofferenza l’intera regione e a rischio 700 famiglie dei lavoratori della riscossione».
«Purtroppo – conclude il segretario della First Cisl etnea – le reiterate denunzie, appelli e sollecitazioni del sindacato volte a modernizzare e a moralizzare il credito come la riscossione in Italia, sono rimaste largamente inascoltate».
Cutrera ha accennato alla legge di iniziativa popolare sul tetto delle retribuzioni scandalose ai manager, «che con tanta partecipazione ha superato il vaglio della Suprema Corte, di cui si sono perse le tracce nei labirinti delle commissioni parlamentari (come al solito rispettosissime della volontà popolare), che fa il paio con lo stop alla normativa anti bonus e liquidazioni d’oro per i manager delle aziende salvate con danaro pubblico».