Timilia, Russello, Maiorca, Senatore Cappelli. Da bizzarri e improbabili i nomi dei grani antichi siciliani sono diventati di uso comune. E una buona parte del merito la si deve a un imprenditore che qualche anno fa ci ha visto giusto: Giovanni Leonardo Damigella.
“Ho iniziato a coltivarli perché avevo mal di pancia” afferma, serio, il più grande produttore di grani antichi siciliani, “e siccome non sapevo come fare, mi sono ricordato di questi grani di quando ero ragazzino, coltivati localmente e che fanno bene alla salute“.
Originario di Mineo, Damigella è stato tra gli artefici della riscoperta di questi prodotti tipici siciliani, travolti a partire dagli anni ’30 del secolo scorso dalla produzione industriale delle multinazionali.
E oggi per far conoscere i suoi grani organizza anche degli eventi di degustazione in cui i suoi prodotti, ormai conosciuti in tutta Italia, vengono offerti gratuitamente come materia prima, come nella cena che ha seguito l’evento del 22 febbraio al Rotary club Catania nord dal titolo Grani antichi una eredità da recuperare.
“Il marketing non c’entra: non lo faccio per business, è un hobby“, dice chiaramente Damigella, nonostante il mercato dei grani alternativi valga un paio di miliardi di euro nel mondo. Le sue attività principali restano quindi “l’estrazione, l’intaglio e la vendita di marmi e graniti con la mia azienda, la Mondial Granit: siamo i primi in Europa, e ho 130 dipendenti. Non si può paragonare”. Damigella però non nega il successo della sua seconda attività imprenditoriale.
“Ammetto che il successo delle mie farine, e della pasta che produciamo con i grani coltivati nei miei terreni a Caltagirone e Chiaramonte Gulfi, è inaspettato“, afferma l’imprenditore, che con un po’ di orgoglio confida di aver preso “contatti con l’azienda Probios, famosa in tutta Europa, che vorrebbe centinaia di migliaia di confezioni di pasta. Del resto – conclude Damigella -, noi siamo molto attenti al mix di grani che mettiamo nei prodotti. E la percentuale di grani antichi è certamente più alta che in altri prodotti“.
“In effetti non è che i grani antichi non fanno venire il mal di pancia, hanno meno controindicazioni rispetto a quelli moderni“, spiega Giuseppe Trovato, direttore del Servizio di Dietologia dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico Vittorio Emanuele di Catania.
Trovato lo dice chiaramente: “Cerco di portare fuori le persone dal consumo di glutine, che ha tante controindicazioni non solo per chi soffre di celiachia”. E secondo il medico molti disturbi e malattie che ultimamente si presentano con maggior frequenza, “dalla psoriasi al morbo di Chron fino ai tumori, sono ormai scientificamente associati alle infiammazioni legate all’eccessivo consumo di grano, che ha frazioni proteiche tossiche per l’essere umano“.
Quindi bisogna smettere di consumare pane, pasta e biscotti? “Bisogna consumarne meno possibile. E – prosegue Trovato – i grani antichi hanno almeno tre grandi vantaggi. Il primo è che vengono prodotti in modo naturale, senza essiccazioni artificiali come avviene in Canada negli Stati Uniti o in Australia. Le essiccazioni avvengono con l’uso di glifosato, un erbicida che di certo non fa bene alla saluta”.
Il secondo vantaggio è invece legato alla produzione: “I grani antichi vengono prodotti localmente, mentre quelli moderni sono trasportati in grossissime navi cargo da 50mila tonnellate. Lì, nelle stive, i grani si ammuffanno facilmente. E le aflatossine prodotte sono, è dimostrato, cancerogene“.
Secondo Trovato, però, il vantaggio principale dei grani antichi rispetto a quelli moderni è “la bassa presenza di glutine, che è il responsabile delle infiammazioni nel corpo. La presenza di glutine – spiega il dietologo – è un valore che è associato normalmente alla cosiddetta forza o tenacia e si misura con un alveografo. Nelle farine moderne vendute dalle multinazionali la forza è 400, in farine locali come Timilia o Russello varia fra i 50 e gli 80“.
Qualche controindicazione, però, c’è anche nei grani antichi: “La bassa forza o tenacia non permette di ottenere prodotti da forno ben legati come torte, crostate e tanti altri, ed è per questo che le farine vengono mischiate fra di loro. Un altro motivo per evitare le merendine e altri prodotti industriali, che usano farine con grande quantità di glutine“, conclude il direttore del Servizio di Dietologia dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico Vittorio Emanuele di Catania