La storia di Misterbianco raccontata attraverso un approccio scientifico ai fatti e le voci dei suoi protagonisti. Una vicenda lunga quasi mille anni che si snoda all’ombra dei ceusa, le piante di gelsi che hanno reso il Comune che sorge a pochi chilometri da Catania un importante centro per la produzione della seta. Le case dei gelsi, pubblicato dalla casa editrice Maimone, è un volume curato da Josè Calabrò, ex insegnante, femminista e componente dell’Udi e attivista misterbianchese.
“L’idea è nata tre anni fa – ricorda – durante un evento de Il cerchio delle donne”. Poi l’incontro quasi fortuito con la presidente dell’Udi di Misterbianco nel 1946 e la scoperta dei racconti sulla partecipazione politica delle donne nel dopoguerra. Da qui l’idea di dare voce a quelle storie, partendo da un rigido approccio storiografico. “Il libro è suddiviso in cinque parti, seguendo la periodizzazione dello storico Hobsbawm, partendo dall’antico Misterbianco e il suo monastero avvolto nel mistero, arrivando ai giorni nostri“.
Oltre agli atti ufficiali scovati negli archivi ci sono materiali e notizie arrivate dai concittadini. “Man mano li ho dislocate nelle diverse parti“. Tutto utilizzando “una grafica accattivante, moltissime immagini e un linguaggio a tratti giornalistico“. Un filo comune lega tutte le storie: la consapevolezza di essere una comunità combattiva e tenace. Nel rifondare case e strade dopo la colata lavica del 1669, nel lottare contro nazifascismo, nell’opporsi oggi alla discarica che sorge a pochissimi chilometri di distanza dalle abitazioni.
Il metodo utilizzato dalla curatrice ha attirato anche l’attenzione degli addetti ai lavori. “Enrico Iachello, ex preside di Lettere e ordinario di Storia moderna, si è innamorato del libro – spiega Josè Calabrò – Per questo essere un racconto di comunità, con un approccio scientifico, ma con lo sguardo di chi ricompone il puzzle“. Non manca poi l’uso della storia di genere, con la descrizione “di epoca in epoca di come cambia la percezione di uomo e donna e dei loro ruoli“. E inoltre il rapporto tra le frazioni di Misterbianco e il suo centro e tra lo stesso Comune e il resto della Sicilia.
Proprio la contestualizzazione a livello regionale, oltre a rendere uno spaccato dell’Isola, fa emergere l’importanza di Misterbianco nel passato. “La Sicilia era divisa in due: quella del grano e quella dell’albero“, racconta Calabrò. A questa seconda categoria apparteneva la comunità misterbianchese, che aveva intrecciato con Messina un fitto scambio per la commercializzazione delle materie prime per la produzione della seta. “Qui in tutte le case c’erano i gelsi, perché si allevavano i bachi da seta – prosegue l’esperta – Era un artigianato che cominciava dalle materie prime, con le donne che praticavano il nutricato, allevando i bachi anche nel seno“.
Dietro a Le case dei gelsi c’è un accurato lavoro iconografico, con illustrazioni e numerose foto antiche e recenti. E non è una storia da leggere solo all’interno dei confini del Comune. “Sta piacendo molto anche fuori“, afferma soddisfatta Josè Calabrò. Ieri è stato presentato nella biblioteca di Misterbianco; il 3 marzo si terrà un incontro alla biblioteca Ursino-Recupero all’interno dell’ex monastero dei Benedettini di Catania. Il 15 marzo un evento è organizzato dalla società di Storia patria di Giarre.
“Oggi i gelsi non ci sono più – conclude la curatrice del volume – Le vecchie case sono state ristrutturate oppure i cespugli sono stati estirpati. Per questo, oltre a far conoscere le nostre radici, ci siamo proposti un impegno: far tornare di nuovo i gelsi a Misterbianco“.