Da Vittoria a Bologna, da Bologna a Chicago e da Chicago a Londra. Daniel Barrano – giovane ottico nemmeno 30enne – è partito dalla provincia iblea e non si è più fermato alla ricerca di un lavoro e di una stabilità occupazionale.
La storia di Daniel è quella di tanti trentenni siciliani che, per emergere, hanno bisogno di abbandonare l’isola e il più delle volte l’Italia.
Dopo aver studiato a Bologna e conseguito il titolo professionale di ottico e optometrista ha viaggiato molto lavorando prima negli Stati Uniti e poi in Inghilterra. Dopo essere tornato per qualche tempo a Vittoria è ripartito alla volta della capitale londinese. Al Sud la disoccupazione giovanile raggiunge picchi di oltre il 60% e l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato, infatti, che sui bilanci delle famiglie che sostengono figli, nipoti, parenti disoccupati vi è ogni mese un aggravio di circa 450 Euro.
Un dato che, in termini generali, opprime la domanda interna e pesa in maniera onerosa sull’intera economia. E mentre interi paesi si spopolano e perdono le migliori energie cala a picco anche la natalità con la Sicilia che sembra essere diventata una Regione senza futuro.
- Cosa ti ha spinto a lasciare, qualche anno fa, la Sicilia? “Sono emigrato dalla Sicilia perché volevo fare delle esperienze all’estero ma da qualche anno queste esperienze stanno diventando forzate: vorrei tornare in Sicilia o anche in Italia, ma non riesco a trovare niente di conveniente, stimolante e che mi assicuri un futuro dignitoso”.
- Sei ritornato nel 2016 per qualche mese e poi sei ripartito. Perché? “Le difficoltà sono state tante: molte prese in giro da parte dei datori di lavoro, chiamate mai ricevute, promesse mai mantenute, molta presunzione. Spesso i datori credono di essere i migliori manager o business man del pianeta facendoti pesare il fatto che stiano “spendendo del tempo per conoscerti”, quando invece, a volte, è lampante la mancanza di professionalità ed elasticità mentale. Ho inviato diversi cv e ho ricevuto solo proposte di contratto di apprendistato con acronimi impronunciabili con stipendi quasi da fame, e ovviamente parlare di contratto indeterminato è utopia”.
- Sei stato in America e in Inghilterra. Come ti sei trovato e quali le differenze con la nostra realtà? “A parte la burocrazia, lunga e misteriosa degli Stati Uniti, e quella invece molto veloce e pratica Britannica, ho trovato questi due paesi molto simili per quanto riguarda il concetto di lavoro e di rispetto. Che tu sappia la lingua o meno, è molto semplice e veloce trovare un lavoro, addirittura se non sai come e dove cercare, ci sono una marea di job center, uffici dove lasci i tuoi recapiti, e ti cercano il lavoro, moltissimi i siti internet, app per tutti i device, dove realmente in 24 ore appunti in rubrica tanti colloqui”.
- Com’è il clima lavorativo all’estero? “In entrambi i paesi dove sono stato vige la meritocrazia, vieni pagato per quello che fai, e anche pagato bene. Non esistono sindacati, ma i lavoratori sono molto più tutelati rispetto al nostro paese. Qui in Inghilterra per legge non è possibile lavorare più di 5 giorni di fila, hai diritto ad un mese di ferie, più i bank holiday, che equivale al nostro Primo Maggio, ma si festeggia 8 volte durante l’anno. Se fai overtime hai time back, gli straordinari sono pagati double, ogni anno per legge lo stipendio aumenta ed il rispetto dei manager nei confronti dei lavoratori è estremo. Se si presentasse un abuso o qualcosa di sgradevole, basta una mail al job center ed in meno di 24 ore il manager viene segnalato: qui tutelano i giovani, i lavoratori, in poche parole hai tu il coltello dalla parte del manico”.
- Cosa ti ha colpito maggiormente e quali le differenze con la Sicilia? “Attualmente ho un contratto indeterminato e durante il primo anno ho chiesto 2 volte un aumento dello stipendio e mi è stato concesso. Le differenze con la Sicilia sono tante, ma devo dire che sono due le cose che mi hanno colpito di più: la prima è che veramente non esiste il contratto determinato, qualsiasi tipo di lavoro tu faccia, bello, brutto, comodo, scomodo, importante, meno importante, sono tutti con contratti indeterminati. L’altra differenza che mi ha colpito tanto è l’uso dei device come motore di ricerca primario e anche dei successivi step come mezzo di comunicazione per il lavoro. In una giornata, tramite mail, apps, o Skype, comunico con decine e decine di datori di lavoro in tutto il paese. Mi ricordo invece in Sicilia molte aziende non avevano un indirizzo mail o non rispondevano al telefono. Trovarsi a Ragusa e comunicare con Palermo a volte sembra difficile come se l’altra parte dell’isola si trovasse in un altro continente”.
- Dove vedi il tuo futuro? “Sinceramente non lo so ancora, vorrei tanto vivere un futuro in Sicilia, in Italia, nel mio Paese, che reputo, il più grande al Mondo. Purtroppo la meritocrazia in Sicilia non esiste, ho visto passare davanti a me gente con un bagaglio personale, professionale e culturale molto inferiore al mio, solo perché avevano un cognome o un amicizia influente. Non so come, non so quando, ma spero cambierà”.