Michele Corradino, consigliere di Stato e commissario dell’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione), è autore del libro “E’ normale..lo fanno tutti”. Un book che è un compendio, con l’ausilio di articoli dei giornalisti d’inchiesta di varie testate, di come si articola la corruzione in Italia, modalità, personaggi, linguaggio e del ruolo che il cittadino può, anzi deve avere, per un controllo soprattutto sulla pubblica amministrazione. A Bronte ha avuto un confronto aperto con gli studenti del liceo classico Capizzi. Fondamentale per Corradino è proprio la diffusione di un cultura della legalità fra i giovani e nelle scuole. E’ quì che lo abbiamo incontrato.
A che serve l’Autorità nazionale anticorruzione?
Fondamentalmente a rendere difficile la vita al mondo della corruzione. Abbiamo verificato che la corruzione è indifferente agli stipendi. Statisticamente sono più corrotti proprio quelli che guadagnano di più. E’, poi, indifferente alle pene. Gli stati che hanno le pene più severe hanno i maggiori livelli di corruzione. Il rischio penale aumentato è servito solo a maggiorare il prezzo della corruzione. La corruzione, dunque, è indifferente, nel suo dispiegarsi, rispetto a qualsiasi norma si introduca.
Come, dunque, può agire l’ANAC contro la corruzione?
Il lavoro dell’Autorità serve a farla emergere. Come? Il punto fondamentale è la trasparenza: occorre rendere trasparente l’attività della pubblica amministrazione. Il che significa mettere tutti, ogni singolo cittadino, in condizione di vedere e controllare che cosa fanno i politici e gli amministratori con il denaro pubblico.
E quindi prevenire la corruzione.
Certo. Occorre lavorare soprattutto sulla prevenzione. Evitare, per esempio, i conflitti di interesse. Far emergere, poi, le situazioni anomale per consentire alla magistratura di intervenire. Ed è esattamente quello che sta avvenendo e che viene riportato nelle pagine dei quotidiani, dei giornali online, nei telegiornali. L’efficacia, ovviamente, dipende dalla quantità e qualità di strumenti che sono stati messi in campo per far emergere proprio le situazioni di anomalia.
La corruzione sta diminuendo o aumentando?
La questione non è se sta diminuendo od aumentando la corruzione, anche perché non c’é alcun metodo scientifico per misurarla. Piuttosto bisogna parlare della capacità di farla emergere. Ai tempi di Tangentopoli sembrava che fosse esplosa, poi è tornata in sordina ed adesso è nuovamente alla ribalta.
La normativa anticorruzione e la vostra attività non stanno bloccando il lavoro delle amministrazioni?
E’ stata fatta una legge ma non si è stati conseguenti con l’aumento del personale e la dotazione degli strumenti relativi per renderla celermente ed efficacemente funzionante. E’ inutile negare che per qualche mese il Paese si è fermato, ma adesso è nuovamente ripartito, con riferimento proprio alla nuova normativa.
Perché si è fermato il Paese? Per i vincoli troppo forti?
In alcune parti la normativa non ha toccato il pregresso modo di effettuare le gare, per esempio quelle sotto il milione di euro.
Allora perché si è fermato?
Il nuovo codice è entrato in vigore ad aprile, ma il paese si era fermato già a novembre dell’anno precedente, nel 2015. Cos’era accaduto? La centralizzazione degli acquisti: lavori, servizi e forniture. I singoli enti non hanno potuto più acquistare con le modalità precedenti. E’ scattata una resistenza al cambiamento, la cosiddetta burocrazia della conservazione. E questo va di pari passo con la resistenza di un pezzo di imprenditoria che con essa aveva avuto contatti, rapporti, non necessariamente criminali, e che aveva interesse a non modificare il sistema.
Cosa rispondere, quindi, alla domanda: è servita l’ANAC?
Guardiamo cosa dice il mondo di noi. Il consiglio d’Europa , ad esempio, ha sottolineato la positività dell’istituzione dell’ANAC. Le linee guida sugli appalti dell’ANAC sono diventate le linee guida mondiali. Cameron, ex premier inglese, ha dichiarato in un’assise internazionale che nella lotta alla corruzione bisogna prendere esempio dall’Italia.
Nel suo libro si evidenzia come la corruzione sia entrata anche nelle famiglie.
In effetti, dalle intercettazioni, ad esempio, si riporta il colloquio di una madre che conforta il figlio deluso perché non ha ancora raggiunto la professionalità del padre . Oppure un genitore che manda il figlio a consegnare una tangente ed al telefono, non sapendo di essere intercettato, gli chiede:” Hai consegnato il biscotto?”
I corrotti, dunque, non temono più nulla?
Basti pensare che in un carnet d’assegni, nella matrice, come causale di un pagamento, il titolare ha scritto “tangente”, come se fosse stato il pagamento del condominio o di un elettrodomestico!
Facilitatori e lobbisti: figure inquietanti e presenti nel mondo della corruzione.
E’ così: offrono ai corruttori servizi, rapporti consolidati con la burocrazia (che resta al proprio posto anche con le alternanze di diversa appartenenza politica alla guida delle amministrazioni). Facilitatori e burocrati corrotti spesso vanno a braccetto. La figura del lobbista, che è un tecnico e che esiste in altri stati, invece andrebbe regolamentata per rendere trasparente l’attività espletata: si deve sapere chi rappresenta nel fare il proprio lavoro di “pressione”. Ci vuole, insomma, trasparenza assoluta.
Emerge anche la figura del cosiddetto Whistleblowing, cioè colui che parla e consente di mettere le mani su corrotti e corruttori: in Italia è protetto, e cosa ne ricava parlando? E’ pagato!
All’inizio le persone denunciavano quasi sempre per fatti personali, per ripicca o per forme di boicottaggio subite all’interno delle aziende. Con il tempo, però, questo è cambiato. Si collabora solo per far affermare la legalità. In alcuni stati i Whistleblowing sono remunerati in percentuale a quanto fanno recuperare alle casse pubbliche. In Italia non è così. Anche perché il pagamento potrebbe indurre chi parla ad effettuare ricatti con richiesta di denaro nei confronti del corrotti. Piuttosto non abbiamo ancora un parola italiana corrispondente a quella inglese. Chiederò proprio ai ragazzi delle scuole con un concorso di trovarla.
Qual è l’importanza della tecnologia informatica sia per far emergere le anomalie che per consentire ai cittadini di controllare l’operato della pubblica amministrazione?
E’ proprio grazie alla potenzialità della tecnologia che possiamo far evidenziare quanto di anomalo accade negli appalti, per scoprire, ad esempio, combine fra imprese che si presentano in diversi comuni e che a turno vincono le gare, magari poi cedendo in subappalto parte dell’importo ad un’altra che fa parte del gruppo. La tecnologia è uno strumento che i cittadini debbono imparare ad utilizzare per controllare la trasparenza della pubblica amministrazione e come vengono spese le risorse ed a chi vanno.
Raffaele Cantone afferma che occorre una svolta culturale.
Esattamente. Dev’essere qualcosa di simile a quella che si ebbe in Italia nei confronti della mafia dopo le stragi degli anni Novanta. Corrotti e corruttori non debbono più essere considerati come furbi e vincenti. Occorre creare un clima di intolleranza alla corruzione ed al malaffare.
La conclusione di “E’ normale…lo fanno tutti” è affidata ad una frase di Giovanni Falcone.
E’ così. Tutti dobbiamo essere vedette civiche, tutti sentinelle della legalità e tutti profondamente convinti, come scriveva Giovanni falcone, che “possiamo sempre fare qualcosa”: questa è la sfida.
A Bronte, al liceo classico Capizzi, Michele Corradino, si è confrontato non solo con i giovani, ma anche con insegnanti, avvocati e soci del Rotary club Aetna Nord Ovest Bronte, presieduto da Giorgio Giannotti. All’incontro hanno partecipato anche il sindaco Graziano Calanna, l’avv. Maria Mirenda, presidente dell’associazione forense di Bronte, e la prof.ssa Grazia Emmanuele, dirigente scolastico del Capizzi.
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