“Vizio di famiglia”: una nuova produzione del Teatro Stabile di Catania, quarto titolo di una stagione che segna la ripresa e il rilancio dell’ente. Un testo irriverente, comico e grottesco, che punta sull’istituzione base di ogni società. Parliamo dell’esilarante e mordente intensa commedia di un incisivo drammaturgo dei nostri giorni, Edoardo Erba.
Lo spettacolo sarà in scena alla sala Verga dal 3 al 12 febbraio, per la regia di Saro Minardi, che si avvale delle scene di Salvo Manciagli, i costumi di Riccardo Cappello e le luci di Salvo Orlando. Nei ruoli principali Pietro Montandon, Concita Vasquez, Filippo Brazzaventre, affiancati da Elisabetta Alma, Eleonora Sicurella.
Una donna matura sente forte il bisogno di crearsi una famiglia, un desiderio che alberga legittimamente nella mente e nel cuore di tanti. Una famiglia già pronta e completa di marito, figli, suocera ecc. La nostra splendida società consumistica le offre la possibilità di realizzare anche questo sogno. Tutto si può vendere o noleggiare. È solo questione di soldi e… il contratto è stipulato. Ma sarà veramente quell’avventura idilliaca che la protagonista immagina nella sua fantasia e nel suo intimo?
Per Annalisa, protagonista della storia, l’incontro con un’inquietante e truffaldino agente, segna l’inizio di una normale e terribile convivenza con un marito becero, indifferente e infedele, una scombinata suocera, due figli sempre assenti e una babysitter, bella ragazza tuttofare. Ne rimane spiazzata e delusa. Vorrebbe tornare indietro sui suoi passi ma non si può. Il contratto parla chiaro!
“Si tratta – osserva Saro Minardi – di una commedia esilarante sulla nostra condizione contemporanea di animali famiglia/dipendenti. La Famiglia, tanto agognata, è qui rappresentata con toni surreali e grotteschi visti come dietro una lente deformante. Una fonte infinita di gioie e dolori, ansie e indifferenze. I valori classici si ribaltano. Affiorano tutti i vizi dettati dall’usura dei sentimenti e dei legami di sangue, divenuti superficiali e intrisi di egoistico cinismo”.
Tanti e irrisolti gli interrogativi che pone il testo, spiega ancora Minardi: “Ha ancora senso unirsi? E poi: per la vita? Questo testo, permeato di sferzante umorismo, porta ad interrogarsi sulla necessità di una vita di unione che dovrebbe essere serena e lineare ma, al contrario, ci appare come una trappola da cui dover fuggire. E’ ancora possibile che la famiglia sia un’istituzione viva e vegeta? Dovrebbe rassicurare e, invece, inquieta. La Famiglia può continuare ad essere quell’ancora di salvezza a cui si aggrappa la maggioranza del genere umano?”
Secondo l’autore, vizio di famiglia è un insopprimibile desiderio che spinge anche i più refrattari a cedere a questa specie di mostro. Nel testo viene usata con incisività la chiave del paradosso e dell’assurdo per far sorridere della mostruosità che è in noi, per evidenziare la grettezza di certi comportamenti e satireggiare sul vuoto di certe esistenze che passano, in modo meccanico, nella più totale inconsapevolezza ed incoscienza. Una commedia che diverte con intelligenza e che fa sorridere pensando…